Dovrebbe giungere con un decreto di prossima emanazione, ad aprile, l’atteso provvedimento di chiarimento sul Piano Transizione 4.0, necessario per risolvere alcune incongruenze contenute nel testo, come la questione delle coperture (servono almeno 4 miliardi per coprire il “buco” presente in Legge di Bilancio) e gli errori che sono stati fatti durante la stesura della legge.
A suggerire la timeline è stato il Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, nell’ambito del primo confronto sul tema delle attività produttive con le Regioni, dove ha annunciato che un prossimo decreto conterrà anche “nuove misure sul credito per le aziende” (sic). Il decreto si baserà sulle risorse che il Parlamento concederà sulla base di una nuova richiesta di deficit che, come aveva già spiegato il presidente del consiglio Mario Draghi, il Governo chiederà in coincidenza con la presentazione il DEF, che deve essere presentato entro il 10 aprile.
I chiarimenti sul piano Transizione 4.0 erano già attesi in concomitanza del varo del decreto sostegni durante il Consiglio dei Ministri del 19 marzo scorso (in una prima bozza era presente anche un articolo poi stralciato). Come abbiamo già descritto in dettaglio in questo articolo il provvedimento dovrà risolvere alcuni dei nodi lasciati aperti dal piano Transizione 4.0 licenziato dal Parlamento nella scorsa Legge di Bilancio.
In primis il nodo delle coperture finanziarie. Ricordiamo che nella Legge di Bilancio 8,4 miliardi dei 23, 8 necessari a finanziare il Piano Transizione 4.0 (finanziati con parte dei fondi del Recovery destinati all’Italia) sono stati assegnati al rafforzamento per due anni del credito d’imposta per l’acquisto dei beni strumentali semplici, non 4.0. Una mossa che non è piaciuta a Bruxelles, che ha specificato nelle settimane successive che i fondi del Recovery non possono essere utilizzati per quel tipo di compensazione, non in linea con gli obiettivi di digitalizzazione. Compensazione che, tuttavia, è già partita. Ipotizzando, come probabile, che la misura verrà confermata soltanto per l’anno in corso, mancherebbero quindi almeno 4 miliardi per coprire il “buco” nel bilancio.
E poi ci sono gli errori contenuti nel testo. Tra questi ricordiamo l’assenza di una data a partire dalla quale si possono applicare le nuove, maggiori aliquote del credito d’imposta su ricerca, sviluppo, innovazione e design e l’incongruenza tra il periodo di finanziamento del credito d’imposta per la formazione 4.0 (due anni) e i periodi di imposta a cui fa riferimento il testo (che sono invece quattro). A questi, si deve aggiungere il limite massimo degli investimenti ammessi all’incentivo per l’acquisto di software 4.0 – che il legislatore voleva portare dai 700 mila euro a 1 milione, ma che la legge ha in realtà abbassato, parlando di 1 milione totale per il biennio – , la sovrapposizione tra i due regimi nel periodo compreso tra il 16/11/2020 e il 30/06/2021 (ma solo per gli acquisti effettuati tra il 16/11/2020 e il 31/12/2020) e la precisione necessaria per definire gli “strumenti e dispositivi tecnologici” di cui si fa riferimento nel comma relativo ai “beni strumentali materiali aventi a oggetto beni diversi da quelli indicati nell’allegato A”, e quindi non 4.0.
Il ministro Giorgetti, inoltre, ha invitato i rappresentanti delle Regioni che hanno partecipato al confronto a un maggiore coordinamento attraverso un tavolo tecnico per utilizzare al meglio risorse e interventi per crescita e sviluppo, specificando che esse non riguardano soltanto il Recovery, ma anche i bilanci delle stesse Regioni, il fondo di coesione europea e i capitoli di spesa dello Stato.
Nel corso del confronto si è parlato, inoltre, dei tavoli di crisi aziendali, delle difficoltà per lo sviluppo della banda larga in diversi territori del Paese e del pass vaccinale.