Guidare, accompagnare, monitorare le aziende e le Pmi nel loro percorso di sviluppo verso l’Industria 4.0, verso la transizione tecnologica e digitale. È innanzitutto con questi obiettivi che il Competence center Bi-Rex di Bologna e la banca Intesa Sanpaolo hanno presentato oggi il nuovo Osservatorio Soluzioni e tecnologie Industria 4.0 per le imprese.
Bi-Rex, come gli altri 7 Competence center avviati a livello nazionale in altre regioni, vuole essere un ‘facilitatore’ e un centro di conoscenze per favorire il trasferimento tecnologico, dalle realtà in cui viene creato agli utenti finali, cioè le imprese, e il nuovo Osservatorio avviato con Intesa Sanpaolo è uno strumento in più per realizzare questo processo sul territorio.
“L’Osservatorio servirà a monitorare meglio e a condividere con l’esterno tutte le attività realizzate dal Competence center”, rimarca Stefano Cattorini, direttore generale di Bi-Rex, “e contribuirà a sviluppare e promuovere i servizi offerti alle aziende, che comprendono consulenza, orientamento, formazione, bandi per progetti di innovazione rivolti alle aziende”.
Sarà un ‘contenitore’ di iniziative e risultati del trasferimento tecnologico, in Emilia Romagna e non solo, e metterà a disposizione dei vari stakeholder analisi, dati, best practice con una periodicità di sei mesi, in modo da portare valore aggiunto in termini di conoscenze e aggiornamento a tutto il sistema manifatturiero e il territorio di riferimento.
“Realizzeremo analisi sul ruolo dei nostri partner e consorziati, approfondimenti sulle tecnologie dell’Industria 4.0 e della meccanica in particolare, per capire come cambiano le aziende e le organizzazioni aziendali, e capire i nuovi fabbisogni”, sottolinea Giampaolo Amadori, responsabile Business development di Bi-Rex. Che aggiunge: “faremo anche attività di monitoraggio su fatturato, produttività, Time to market, livelli di riduzione degli scarti di lavorazione, tra le nostre realtà consorziate, in modo da verificare se sono migliorati”.
Un’attenzione particolare sarà dedicata a Big Data e HPC (High Performance Computing), e alla capacità di Bi-Rex di rispondere in modo efficace ai fabbisogni di tecnologie e competenze delle imprese con cui entrerà in contatto. Sarà anche studiato il profilo competitivo delle imprese, descrivendo dimensioni, localizzazione, evoluzione economico-reddituale, struttura patrimoniale, propensione a esportare e a innovare (presenza di un centro di ricerca e sviluppo, legami con università), anche attraverso l’utilizzo di un ampio database della Direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, composto da bilanci e informazioni sul posizionamento strategico delle aziende (brevetti, certificati ambientali e di qualità, partecipazioni estere, appartenenza a gruppi).
La sede bolognese del Bi-Rex è stata inaugurata a ottobre 2019, e finora il Competence center ha avviato due bandi per 25 progetti di innovazione, che hanno coinvolto 65 imprese, mettendo a disposizione risorse per 4,4 milioni di euro, e una terza Call di partecipazione sarà lanciata a breve, prima della pausa natalizia.
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La Linea pilota per l’Industria 4.0 del Bi-Rex
All’interno del Bi-Rex è stata realizzata una Linea pilota, un laboratorio con connettività 5G che mette a disposizione delle aziende la possibilità di testare le tecnologie, prima di investire, su 8 diverse aree tematiche dell’Industria 4.0, dalla robotica mobile e collaborativa alla manifattura additiva, Edge computing e Cloud.
È uno strumento pratico ed efficace per provare e toccare con mano i vantaggi dell’Industria 4.0 da parte di imprenditori e manager, in modo da capire cosa può servire in concreto alla propria azienda, e sperimentare risorse e soluzioni delle tecnologie digitali, che permettono maggiore efficienza, velocità, produttività, personalizzazione della produzione.
“Sviluppando le tecnologie 4.0 all’interno dei nostri 13 stabilimenti sparsi in varie parti del mondo, e in particolare all’interno dell’impianto di Bologna, recentemente rinnovato con importanti investimenti”, spiega Francesco Millo, direttore della divisione Strategy and corporate development di Bonfiglioli Riduttori, “oggi siamo in grado di andare dai nostri clienti avendo dimezzato i tempi di consegna rispetto a qualche anno fa. Possiamo così dire al cliente: noi oggi ti portiamo i prodotti che hai ordinato e di cui hai bisogno nella metà del tempo rispetto a prima. È un modo completamente diverso di proporsi al cliente e al mercato”. E ciò che può fare una grande azienda come Bonfiglioli Riduttori, che fattura un miliardo di euro l’anno e conta 3.900 dipendenti, i Competence center italiani vogliono renderlo possibile anche per le Pmi, che rappresentano l’ossatura dell’economia Made in Italy e delle filiere che fanno funzionare tutto il sistema.
“L’attenzione a innovare e sviluppare tutto il sistema in un’ottica di filiera è fondamentale”, sottolinea Vincenzo Colla, assessore regionale allo Sviluppo economico dell’Emilia Romagna, “è molto importante che a rinnovarsi non siano solo le imprese maggiori, sparse qua e là, a macchia di leopardo sul territorio, ma devono seguire lo stesso processo le intere filiere produttive”.
Le Pmi non devono più essere solo dei semplici fornitori
L’assessore rileva che le Pmi “non devono più essere solo dei fornitori all’interno delle filiere, ma devono diventare dei partner di piattaforme per lo sviluppo, insieme alle grandi imprese”. E mette in evidenza: “le tecnologie si possono comprare, e qui c’è un evidente tema di finanziamenti necessari per le imprese, ma dobbiamo soprattutto aiutare le Pmi a ottenere le conoscenze e competenze tecnologiche che servono per usare al meglio gli strumenti dell’Industria 4.0. Per sviluppare queste competenze, a livello regionale faremo grandi investimenti su Its, gli istituti tecnici sul territorio, e lauree professionalizzanti”.
L’evento online di presentazione dell’Osservatorio è stato anche l’occasione per presentare la ricerca ‘Meccanica e Industria 4.0 in Emilia-Romagna: sfide e opportunità per le imprese’, realizzata dalla direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, che illustra lo stato dell’arte delle aziende emiliano-romagnole del comparto meccanico in relazione all’adozione di tecnologie innovative.
Dall’indagine emerge un buon livello di diffusione delle tecnologie 4.0 tra le aziende meccaniche dell’Emilia Romagna – terra di Ferrari, Maserati, Lamborghini, Ducati e molte altre eccellenze di livello mondiale –, risulta che il 40% del totale utilizza già queste tecnologie, ma la spaccatura forte è come sempre a livello dimensionale: mentre il 50% delle grandi aziende adotta già risorse 4.0, e un altro 25% conta di farlo nel prossimo futuro, solo il 18% delle micro imprese fa oggi la stessa cosa, e il 60% invece non ha proprio intenzione di abbracciare la transizione digitale. Molte piccole e micro realtà non ritengono queste nuove tecnologie interessanti per il proprio business.
Alle Pmi manifatturiere manca capitale, soprattutto umano
Soprattutto le imprese di dimensioni maggiori rimarcano l’importanza del mondo delle università e dei centri di ricerca aziendali, mentre il principale ostacolo per l’implementazione di soluzioni 4.0 risulta il reperimento del capitale umano. Per ottimizzare gli investimenti in tecnologia sarà necessario accompagnarli con adeguati interventi di formazione, qualificazione e valorizzazione delle professionalità.
“La principale criticità che emerge a fare innovazione riguarda il capitale umano”, spiegano Serena Fumagalli e Carla Saruis, della direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, dato che “persistono notevoli difficoltà a reperire le figure professionali adeguate e altamente qualificate. Nelle aziende più piccole altre difficoltà sono costituite dalla scarsa disponibilità di risorse finanziarie, e dalla poca visibilità e comprensione dei ritorni concreti sugli investimenti fatti”. Tra i vantaggi più apprezzati per chi riesce a innovare, “il valore aggiunto che deriva dalla possibilità di raccogliere e usare i dati attraverso l’Internet delle cose, l’aumento di redditività sulla manutenzione delle macchine, la possibilità di accorciare i tempi di produzione e di fornitura lungo la catena di sviluppo dei prodotti”.
La ricerca condotta rileva anche che “fare impresa in Emilia-Romagna costituisca un elemento qualificante”, fa notare Giovanni Foresti, manager della direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo: “operare in questa regione porta alle aziende delle esternalità positive in termini di relazioni commerciali, scambio di informazioni, spinta nei percorsi di internazionalizzazione e, appunto, nel processo di innovazione. Non a caso le relazioni di filiera risultano centrali e rimarranno strategiche anche nel sostegno alla diffusione del 4.0 attraverso la fornitura di tecnologia, impianti e macchinari”. Insomma, alla Ferrari non mancheranno i ferri del mestiere e gli strumenti per continuare a correre, in Formula Uno si spera meglio di questo 2020 più nero che rosso.