Sarà una struttura piramidale a vigilare sull’execution del Recovery Plan, cioè sulla capacità dello Stato italiano di spendere (e spendere bene) i 209 miliardi che il piano Next Generation EU ha messo a disposizione dell’Italia e che il Belpaese spenderà secondo le linee indicate nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Al vertice della piramide ci sarà naturalmente il presidente del consiglio Giuseppe Conte, affiancato dai membri del Comitato interministeriale per gli Affari europei (CIAE) in cui avrebbero una posizione di rilievo i ministri Stefano Patuanelli (Ministero dello Sviluppo Economico) e Roberto Gualtieri (Ministero dell’Economia e delle Finanze). Un ruolo importante spetterebbe naturalmente al ministro per gli affari europei Vincenzo Amendola, che avrebbe appunto il compito di aggiornare e coordinarsi con l’Unione Europea (che – ricordiamolo – è l’istituzione che presta i soldi).
Sotto di loro arriverebbe una squadra di sei funzionari – dei veri e propri super manager – che sarebbero preposti ai sei distinti assi di intervento:
- Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo
- Rivoluzione verde e transizione ecologica
- Infrastrutture per la mobilità
- Istruzione, formazione, ricerca e cultura
- Equità sociale, di genere e territoriale
- Salute
A questi sei super manager risponderà una squadra di 300 tecnici, il cui finanziamento dovrebbe essere previsto da un emendamento alla legge di bilancio. Tra i poteri di questa struttura ci sarebbe anche la possibilità di sostituirsi agli enti locali che dovessero risultare negligenti.
Infine, a “certificare” la correttezza di ogni euro speso dovrebbe essere l’Autorità nazionale anticorruzione presieduta da Giuseppe Busia.
Non tutte positive le reazioni del mondo della politica. A guidare la squadra del “no” è Carlo Calenda: “La ‘piramide’ con cui Conte pensa di gestire il Recovery Plan è destinata a fallire perché si pensa di far fare ad altri il lavoro dei Ministri. Invece va sostituito chi, nel Governo, non è in grado di gestire i fondi europei. E non si tratta solo dei Ministri”, commenta caustico il leader di Azione.
Il testo della bozza
L’organizzazione, si legge nel testo della bozza del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) funzionerebbe così
Si ritiene di dover procedere alla individuazione di un “Responsabile di missione” in ciascun settore interessato dal piano, al quale sia demandata la responsabilità generale di assicurare la celere ed efficace attuazione del piano stesso, la costante verifica circa il rispetto del cronoprogramma nonché il compito di adoperarsi, anche attraverso l’attivazione di poteri sostitutivi, per favorire il superamento di situazioni di inerzia o comunque ostative alla realizzazione dell’intervento programmato. Sull’attuazione del PNRR vigilerà con compiti di indirizzo, coordinamento e controllo un Comitato esecutivo, composto da Presidente del Consiglio, Ministro dell’Economia e delle Finanze e Ministro dello Sviluppo Economico. Viene inoltre individuato il Ministro degli Affari europei – di intesa con il Ministro degli affari esteri e delle cooperazione internazionale per quanto di competenza di quest’ultimo – quale referente unico con la Commissione Europea per tutte le attività legate all’attuazione del Piano. Il Comitato può delegare a uno dei propri componenti, senza formalità, lo svolgimento di specifiche attività.
L’individuazione dei Responsabili di missione terrebbe conto degli ambiti materiali interessati dal Piano Nazionale di Recupero e Resilienza: in pratica sarebbero sei quante le missioni.
Nell’ambito dei rispettivi settori di competenza, i Soggetti Responsabili dell’Attuazione esercitano: a) poteri di impulso e coordinamento operativo per la realizzazione, da parte dei soggetti attuatori, dei progetti e delle opere incluse nel piano, al fine di garantire il rispetto dei tempi indicati nel cronoprogramma; b) poteri di vigilanza e monitoraggio, assumendo a tal fine ogni informazione necessaria, nei confronti dei soggetti attuatori, che sono obbligati a rilasciarle, in ordine all’andamento dei lavori e al rispetto della tempistica programmata; c) poteri di segnalazione e pubblicazione sul sito di eventuali ritardi o inerzie nell’esecuzione delle opere rientranti nel piano. d) poteri sostitutivi per risolvere situazioni o eventi ostativi alla realizzazione delle opere nel rispetto delle ordinarie garanzie procedimentali con intervento in ultima istanza del Consiglio dei Ministri al fine di dirimere eventuali conflitti.
Proprio sull’eccesso di poteri nelle mani di questi supermanager si sta evidenziando una forte contrapposizione tra il Presidente del Consiglio e gli esponenti di Italia Viva.