Ci sarà tempo fino al 21 dicembre 2020 per partecipare alla consultazione pubblica sulle Linee Guida per la Strategia nazionale sull’idrogeno, elaborate dal Ministero dello Sviluppo Economico, che mirano a individuare i settori in cui si ritiene che questo vettore energetico possa diventare competitivo in tempi brevi, ma anche verificare le aree d’intervento che meglio si adattano a sviluppare e implementare l’utilizzo dell’idrogeno.
Durante il periodo di consultazione pubblica, che ha inizio il 24 novembre, i soggetti interessati e gli stakeholder potranno inviare osservazioni o presentare ulteriori elementi in merito alle Linee Guida Preliminari della Strategia.
Indice degli argomenti
Gli strumenti italiani per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050
Le linee guida pubblicate dal Mise mirano a delineare la visione del Governo italiano sul ruolo che l’idrogeno può occupare nel percorso nazionale di decarbonizzazione. Una piano che rientra nel quadro europeo della Strategia a Lungo Termine per una completa decarbonizzazione nel 2050, elaborato a seguito degli impegni internazionali presi con l’Accordo di Parigi (COP 21) e all’adozione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) e dell’Agenda 2030.
Fino ad ora, l’Italia ha definito la sua strategia per il clima all’interno della Strategia Energetica Nazionale (2017) e del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC, 2019), in conformità con il Pacchetto Energia Pulita dell’UE (adottato nel 2016 e finalizzato alla riduzione del 40% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990) e al Green Deal europeo, che pone lo scopo di diventare entro il 2050 il primo continente a raggiungere la netraulità climatica (che consiste nel raggiungimento di un equilibrio tra emissioni e assorbimento di carbonio).
Le linee guida pubblicate dal Ministero dello Sviluppo Economico contribuiranno, insieme alle considerazioni che emergeranno dalla consultazione pubblica, a delineare la Strategia a Lungo Termine, che verrà a sua volta integrata nel nuovo PNIEC, che sarà rilasciato nel 2022.
“L’Italia è tra i primi Paesi che hanno creduto nell’idrogeno come vettore energetico pulito del futuro, in grado di accelerare il processo di decarbonizzazione verso un modello di sviluppo ecosostenibile – dichiara il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli – Questo ha permesso ai ricercatori e alle aziende italiane di acquisire un vantaggio in termini di capacità e conoscenze sull’idrogeno, che oggi consente al nostro Paese di avere un ruolo centrale nella definizione dei piani europei di investimento previsti per lo sviluppo e l’implementazione della produzione e utilizzo dell’idrogeno. Inoltre, l’Italia si candida a diventare l’hub del Mediterraneo per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio di idrogeno verde”.
La strategia italiana per l’idrogeno per il 2030
Nel raggiungere questo obiettivo, l’idrogeno gioca un importante ruolo, sia nel breve che nel medio termine: rappresenta, infatti, una fonte energetica più sicura e affidabile, soprattutto se prodotto da fonti energetiche rinnovabili attraverso l’elettrolisi.
Nel prossimo decennio l’idrogeno giocherà un ruolo chiave nel creare un ecosistema nazionale che permetta di raggiungere gli obiettivi europei per il 2050 e verrà progressivamente adottato in applicazioni selezionate, come la molbilità, l’industria, la cimica e la raffinazione petrolifera. La strategia per il 2030 prevede:
- applicazioni rivolte ai trasporti pesanti, soprattutto ai camion a lungo raggio, responsabili del 5-10% delle emissioni generate all’intero settore dei trasporti. In questo ambito, le Linee guida del Governo prevedono una penetrazione di almeno il 2% di camion a lungo raggio a celle a combustibile entro il 2030, su una flotta nazionale totale di circa 200.000 veicoli. Per sostenere una tale crescita del mercato dovrebbero essere intrapresi sia un’espansione completa della tecnologia a celle a combustibile, sia degli investimenti nelle infrastrutture pertinenti. In questo ambito, un intervento prioritario indicato dal Governo è la creazione di una rete dedicata con decine di stazioni di rifornimento, dando priorità alle aree strategiche per il trasporto su mezzi pesanti (ad esempio quelle vicino ai terminali interni e lungo gli itinerari tipicamente percorsi dai camion a lungo raggio);
- trasporto ferroviario, in particolare per il trasporto dei passeggeri (circa un terzo dei treni sono alimentati a diesel), dove nei prossimi 10 anni si investirà nell’utilizzo di treni a celle combistibile. In particolare, il Governo stima che fino a metà delle tratte nazionali non elettrificabili potrebbe essere convertita all’idrogeno entro il 2030. Il cambiamento partirà da quelle regioni con un alto numero di treni diesel e una grande quantità di passeggeri che vi ricorrono, come Sardegna, Sicilia e Piemonte, oppure regioni dove vi è un consenso comune all’uso dell’idrogeno al fine di iniziare la decarbonizzazione e migliorare il trasporto ferroviario locale;
- chimica e raffinazione, dove l’idrogeno è già impiegato come materia prima sia nella produzione di prodotti chimici di base come l’ammoniaca e il metanolo sia in una serie di processi di raffinazione. Questo è, per il Governo, uno dei settori più promettenti. Tuttavia, per procedere all’implementazione dei progetti, si dovrà partire da un’analisi tecnica degli impianti chimici e delle raffinerie del Paese, concentrati prevalentemente nel centro-nord e nelle isole;
- miscelazione dell’idrogeno nella rete del gas, che può rappresentare un metodo efficace per contribuire agli obiettivi di decarbonizzazione e stimolare il mercato dell’idrogeno mentre si investe nello sviluppo della filiera di produzione e distribuzione. I target per il 2030 prevedono una sostituzione di circa il 2% del gas distribuito con l’idrogeno, con il beneficio aggiunto di rivitalizzare disttetti industriali in recessione e creare nuovi posti di lavoro.
Il raggiungimento di questi obiettivi sarà subordinato a una serie di fattori, alcuni dei quali riguardano le materie prime, come il loro prezzo ( l’idrogeno è più competitivo rispetto alle altre tecnologie a basse emissioni di carbonio) e la disponibilità della capacità di fonti innovabili necessaria a produrre quantità significative di idrogeno verde.
In aggiunta, si richiederanno interventi di creazione o di aggiornamento giuridici/normativi e standard tecnici/di
sicurezza volti a consentire la produzione, lo stoccacggio e il trasporto dell’idrogeno secondo la domanda, che sarà trainata anche dall’evoluzione della regolamentazione in materie di emissioni. Infine, il Governo prevede importanti iniziative di Ricerca e Sviluppo per ampliare le tecnologie dell’idrogeno e stimolare la domanda, in conformità alle
prime linee guida della Strategia Italiana Ricerca Idrogeno (SIRI), di recente pubblicazione.
Gli obiettivi per il 2050
Nel lungo termine, l’idrogeno può supportare lo sforzo di decarbonizzazione insieme ad altre tecnologie a basse emissioni di carbonio, soprattutto nei settori “hard-to-abate” (dove ridurre l’utilizzo di carbonio è più difficile), come i processi di produzione ad alta intensità energetica o l’aviazione. Nel particolare, per il 2050 il Governo prevede che:
- la penetrazione di camion a lungo raggio a celle a combustibile potrebbe raggiungere fino all’80% rispetto ai livelli del 2030;
- l’idrogeno rappresenterà un’opzione per la decarbonizzazione delle autovetture, specialmente per consumi di flotte aziendali e per lunghe percorrenze. A partire dal 2030, l’idrogeno verrà progressivamente impiegato anche nel settore dell’aviazione e nei trasporti marittimi;
- nel settore industriale, oltre alla produzione di prodotti chimici, alla raffinazione del petrolio e alla siderurgia primaria, l’idrogeno sarà impiegato anche per il riscaldamento industriale, in particolare per i processi che richiedono un’alta temperatura (come nell’industria dell’acciaio o del cemento), e dove l’elettrificazione potrebbe non essere l’alternativa più efficace o fattibile, a causa del necessario ammodernamento dell’infrastruttura esistente;
- nel settore civile, l’idrogeno verrà applicato nel riscaldamento residenziale e commerciale, grazie alla diffusione delle caldaie a idrogeno. Per fare ciò, si necessita una progressiva riconversione all’idrogeno dell’esistente rete gas, sia in termini di trasmissione che di distribuzione;
- nel settore dell’energia, l ‘idrogeno potrà giocare un ruolo importante, dato che potrà consentire una migliore integrazione delle sorgenti energetiche intermittenti, come quelle rinnovabili. Infatti, l’energia elettrica rinnovabile in eccesso può essere convertita in idrogeno per essere poi impiegata come combustibile nella generazione elettrica di backup con turbine (seppur con bassa efficienza), oppure in loco per produrre elettricità con celle a combustibile per usi industriali.
In termini di penetrazione nella domanda energetica finale, l’idrogeno potrà rappresentare fino al 20% entro il 2050. Se verranno identificate ulteriori opportunità di applicazione e il costo dell’idrogeno divenisse più competitivo rispetto a quanto previsto oggi, potrà verificarsi una penetrazione maggiore.
Le linee guida per la produzione, il trasporto e lo stoccaggio
Le Linee Guida per la Strategia nazionale sull’idrogeno prevedono anche gli interventi e gli investimenti necessari per creare il giusto ecosistema di produzione, trasporto e stoccaggio di idrogeno, che garantisca il soddisfacimento della domanda.
Per quanto concerne la produzione, il Governo prevede che la domanda si concentrerà probabilmente in determinate aree, permettendo la nascita delle cosiddette “hydrogen valleys”, dove offerta e domanda potranno coesistere. Nel particolare, per soddisfare la domanda di idrogeno prevista per il 2030 si ipotizzano 3 modelli di produzione/trasporto:
- Produzione totalmente in loco, dove la generazione di energia elettrica rinnovabile e la capacità di elettrolisi sono situate accanto al punto di consumo per minimizzare i costi di trasporto;
- Produzione in loco con trasporto di energia elettrica, dove l’energia elettrica rinnovabile viene generata in aree con un’alta disponibilità di risorse naturali, e l’energia elettrica viene trasportata attraverso la rete elettrica al punto di consumo dove è poi convertita in idrogeno mediante elettrolisi;
- Produzione centralizzata con trasporto di idrogeno, dove la generazione di elettricità rinnovabile e la capacità di elettrolisi sono situate in aree con un’alta disponibilità di risorse naturali (ad esempio vento o luce
solare) per sfruttare load factors più elevati. L’idrogeno prodotto viene poi trasportato al punto di consumo attraverso una struttura dedicata che potrebbe sfruttare la rete esistente del gas, oppure attraverso altri metodi di trasporto (ad esempio camion).
Gli investimenti necessari
Il Governo stima che al fine di avviare l’economia dell’idrogeno a basse emissioni di carbonio in Italia e soddisfare il suddetto obiettivo di domanda di penetrazione dell’idrogeno, saranno necessari fino a circa 10 miliardi di euro di investimenti tra il 2020 e il 2030 (a cui vanno aggiunti gli investimenti per la diffusione delle rinnovabili).
Questi 10 miliardi saranno spesi in interventi necessari alla produzione di idrogeno (5,7 miliardi circa), in strutture di distribuzione e consumo dell’idrogeno (2,3 miliardi), nella ricerca e nello sviluppo (circa 1 miliardo di euro) e nelle indrastrutture per integrare correttamente la produzione di idrogeno con gli impieghi finali.
Soldi che potrebbero essere forniti per un 50% da risorse e fondi ad hoc (per dettagli leggere il capitolo 7 del documento) e che provocherebbero, secondo il Governo, un impatto molto significativo sia a livello economico che ambientale.
Per quanto riguarda l’impatto economico, secondo il documento, gli investimenti stimoleranno la crescita delle imprese pertinenti, potenziando la loro economia, con un impatto positivo anche sulla supply chain e sulle relative economie. Il Governo stima, inoltre, che l’impatto sul PIL sarà di circa 27 miliardi di euro (in 20 anni) e che gli investimenti genereranno 200.000 posti di lavoro temporanei nei prossimi 10 anni e fino a 10.000 posti di lavoro fissi sul medio periodo.
Per quanto concerne l’impatto ambientale, il Governo stima che il consumo di idrogeno a basse emissioni di carbonio consentirà una riduzione delle emissioni di CO2, al 2030, corrispondente a un contributo di circa il 4% agli obiettivi del PNIEC.
“Abbattere l’inquinamento è una priorità della nostra agenda politica. L’idrogeno, oltre alla sua importanza dal punto di vista economico, è un pilastro delle future strategie ambientali ed energetiche globali e rappresenta il futuro green che vogliamo lasciare ai nostri figli. Grazie a queste prime linee guida per la realizzazione della Strategia Nazionale Idrogeno, l’Italia si sta ritagliando un ruolo centrale in questa sfida, insieme con i Paesi europei maggiormente avanzati su questo tema. Il nostro Paese può sfruttare la sua posizione geografica, il suo solido know-how progettuale e scientifico e la sua rete infrastrutturale”, commenta il Vice Ministro Stefano Buffagni.
Necessario sviluppare un ecosistema nazionale industriale
Per avere questo ruolo primario auspicato sia dal Ministro Patuanelli che dal Vice Ministro Buffagni, l’Italia deve avviare una politica per lo sviluppo di un ecosistema industriale nazionale per l’idrogeno, che vada oltre la produzione per il consumo captive. Infatti, il documento del Governo sottolinea che, ad oggi, l’Italia occupa un ruolo marginale nella produzione di idrogeno grigio merchant, in quanto i maggiori produttori sono situati in Germania e in Francia.
La produzione di idrogeno migliorerà, secondo il Governo, lo sviluppo di diversi settori lungo la catena del valore e si renderanno quindi necessari interventi volti soprattutto ad accelerare i processi di autorizzazione. Cruciale sarà anche lo sviluppo delle competenze e delle tecnologie adatte a soddisfare la domanda di idrogeno. Inoltre, anche il forte sviluppo del mercato degli elettrolizzatori richiederà un ampliamento significativo della produzione, dello sviluppo di capacità end-to-end e di investimenti in Ricerca e Sviluppo e in progetti pilota per elettrolizzatori di grandi dimensioni.
Le risorse e le politiche da mettere in atto
A queste sfide si affiancano grandi opportunità, soprattutto per le PMI italiane, che costituiscono buona parte delle imprese del settore e che potranno sfruttare la crescita del mercato per aumentare la propria competitività. Per sostenere le imprese in queste sfide, il Governo intende utilizzare anche parte dei fondi previsti dal piano Next Generation Eu (750 miliardi di euro in totale) e prevede di stanziare ulteriori risorse con il Innovation Fund e dal Piano Operativo Nazionale (PON) 2021-2027.
In aggiunta, il Governo ha individuato alcuni fondi nazionali che potrebbero finanziare l’utilizzo dell’idrogeno al fine di rispettare gli obiettivi europei di decarbonizzazione per il 2050, tra cui Fondo crescita sostenibile (FRI), DL Agosto, e Mission Innovation, composto di Fondi per la ricerca e Fondi per le imprese. A questi, si aggiungeranno nei prossimi anni il fondo di Ricerca Sistema Elettrico Nazionale, Fondo CleanTech, e Fondo Sviluppo e Coesione.
Per quanto concerne le politiche che regoleranno lo sviluppo di questo mercato, il Governo precisa che a partire dalle indicazioni date dalle Linee guida verranno delineate politiche precise nei prossimi mesi, che punteranno su investimenti e sullo snellimento delle procedure.
Consultazione pubblica, come partecipare
La consultazione sarà aperta fino al 21 dicembre 2020. I soggetti interessati e gli stakeholders potranno inviare osservazioni o presentare ulteriori elementi in merito alle Linee Guida Preliminari della Strategia, scrivendo all’indirizzo email: consultazione.idrogeno@
Il documento
Per maggiori dettagli sulle Linee Guida per la Strategia nazionale sull’idrogeno, potete consultare il documento integrale, disponibile a seguito in formato Pdf.
Strategia_Nazionale_Idrogeno_Linee_guida_preliminari_nov20