Il libro “Il coraggio del futuro – Italia 2030-2050” presentato ieri dal presidente Carlo Bonomi durante l’assemblea annuale di Confindustria, contiene quasi 400 pagine di ragionamenti, analisi e riflessioni sul futuro dell’industria in Italia, ma anche proposte concrete che, punto per punto, l’associazione degli industriali porta all’attenzione del Governo.
Uno dei capitoli più importanti è dedicato al piano Transizione 4.0, che – come ormai è noto – il Governo si propone di potenziare e stabilizzare sfruttando una (buona) parte delle risorse del Recovery Fund.
Il ministro Stefano Patuanelli ha parlato a più riprese di potenziamento delle aliquote, allargamento della platea dei beni incentivati, ampliamento della base di potenziali fruitori, stabilizzazione pluriennale. Ma ad oggi di cifre non ne sono state fatte.
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La proposta di Confindustria
Ecco allora che Confindustria si muove, proponendo di potenziare il piano dedicato all’Industria 4.0, si cui Bonomi ha denunciato più volte depotenziamento se non abbandono, agendo su tre direttrici:
- stabilizzazione degli incentivi per almeno un triennio al fine di dare alle imprese un adeguato orizzonte temporale per la programmazione degli investimenti;
- immediata fruibilità del credito d’imposta per le imprese, introducendo il meccanismo dello sconto in fattura e della cedibilità del credito d’imposta al sistema finanziario. Il modello di riferimento è rappresentato dal meccanismo di recente utilizzato dal D.L. Rilancio per il c.d. superbonus per interventi di efficienza energetica e contenimento del rischio sismico. Si tratta di una modifica sostanziale, che consentirebbe alle imprese di poter acquistare macchine e tecnologie 4.0 con uno sconto diretto sulla fattura (pari al valore del credito d’imposta), traslando il credito verso l’erario sul sistema bancario. Siamo convinti che questa modifica, in una fase di grave crisi di liquidità, possa restituire al piano industria 4.0 il ruolo di traino della ripresa ed accelerare la digitalizzazione anche delle piccole imprese;
- innalzamento delle aliquote in particolare per quel che riguarda gli investimenti in ricerca sviluppo ed innovazione e i progetti Industria 4.0 ed economia circolare.
Le aliquote
Fin qui si può parlare di sintonia tra le intenzioni di industriali ed Esecutivo. Ma quali sono le cifre in ballo? L’aumento delle aliquote, spiega Confindustria, “deve riguardare sia l’acquisto di beni strumentali e la realizzazione dei progetti 4.0 (e green) sia le attività di ricerca, sviluppo e innovazione”.
Nel dettaglio le proposte di Confindustria prevedono di eliminare il tetto massimo agevolabile, garantire un orizzonte temporale più ampio e potenziare le aliquote secondo questo schema:
Strumenti | Aliquota attuale | Aliquota proposta |
Beni strumentali (ex super ammortamento) | 6% | 15% |
Beni 4.0 (all. A) | 40% | 40% con cedibilità del credito |
Beni immateriali (all. B) | 15% | 20% |
Credito Ricerca e Sviluppo | 12% | 25% e 50% per startup e pmi innovative |
Credito Innovazione | 6% | 12% |
Progetti di Innovazione 4.0 e green | 10% | 15% |
Credito d’imposta per Design | 6% | 10% |
Per quanto riguarda in particolare il credito d’imposta per i beni 4.0 (allegato A), per i quali oggi esiste un credito d’imposta al 40%, Confindustria propone di introdurre “un meccanismo analogo a quello previsto per il c.d. superbonus, fondato sullo sconto in fattura e cessione del credito d’imposta per un periodo di tempo limitato (fino a dicembre 2021)”, per superare i problemi di liquidità.
L’impresa che acquista il bene 4.0 (il riferimento è sempre ai beni elencati negli allegati A e B della Legge di Bilancio 2017) ottiene un contributo immediato attraverso lo sconto in fattura sull’importo dovuto da parte del fornitore del bene, che ha poi la possibilità di cedere il credito d’imposta a banche e altri intermediari finanziari.