Le imprese nei prossimi 4 anni cercheranno quasi 2 milioni di laureati e diplomati, ma in 4 casi su 10 senza trovarli

Entro il 2024 il mondo del lavoro e delle imprese cercherà 1,8 milioni di laureati e diplomati, prevede Unioncamere in un’analisi elaborata nell’ambito del Sistema informativo Excelsior

Pubblicato il 11 Set 2020

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Entro i prossimi 4 anni il mondo del lavoro e delle imprese avrà bisogno e cercherà quasi 2 milioni di laureati e diplomati – un milione e 800mila per la precisione –, ma in 4 casi su 10 sarà una ricerca vana che non troverà i profili giusti.

In pratica, è una notizia per metà buona e per metà negativa quella che arriva da Unioncamere che, attraverso un’analisi ad hoc sul mercato del lavoro elaborata nell’ambito del Sistema informativo Excelsior, stima che quasi 900mila laureati, altrettanti diplomati, e oltre 680mila persone con qualifica professionale, troveranno lavoro tra il 2020 e il 2024, chiamati a integrare o sostituire il personale che andrà in pensione.

Fin qui tutto bene, si apriranno quasi 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Ma il rovescio della medaglia è che proprio per gli indirizzi di formazione e istruzione professionale si prospettano le maggiori difficoltà, visto che, in 4 casi su 10, non saranno disponibili sul mercato.

Vediamo più nel dettaglio numeri e prospettive previsti da Unioncamere: nei prossimi 5 anni i laureati e i diplomati dovrebbero rappresentare nel complesso il 69% del fabbisogno occupazionale – con una quota particolarmente elevata richiesta dal settore pubblico, pari al 92% – mentre il personale con qualifica professionale peserà per il 26%, quasi esclusivamente destinato ai settori privati. Per un 5% di fabbisogno di personale non sarebbe necessaria una particolare qualifica o titolo di studio.

I titoli di studio richiesti nel quinquennio 2020-2024

Per quanto riguarda i laureati (34% della domanda totale) tra i principali indirizzi universitari richiesti nel quinquennio 2020-2024 emergono le richieste per medici, laureati in Economia e commercio, ingegneri, insegnati e avvocati. Ecco i dati previsti più in particolare: primo tra tutti, l’indirizzo medico-paramedico, per cui si stima saranno necessarie 173mila unità, poi l’indirizzo economico (119mila unità), ingegneria (117mila), insegnamento e formazione (104mila unità comprendendo scienze motorie) e l’area giuridica (88mila).

“Inoltre, confrontando il fabbisogno di laureati richiesto dalle imprese con l’offerta prevista di neo-laureati – senza considerare anche la componente di laureati disoccupati – risulta nel totale una situazione di equilibrio, ma con notevoli differenziazioni scendendo a livello dei singoli indirizzi”, fa notare lo studio di Unioncamere: “si potrebbero così verificare a livello nazionale situazioni di carenza nell’offerta di competenze medico-sanitarie (con 13.500 figure mancanti mediamente ogni anno), come nei diversi ambiti scientifici e dell’ingegneria. Mentre al contrario eccedenze di offerta si potrebbero verificare negli ambiti politico-sociale o linguistico”.

Insomma, servono più medici e ingegneri, e meno traduttori e laureati in materie umanistiche. É l’ennesima conferma di una tendenza ineluttabile del mondo del lavoro e delle imprese, che se trascurata può diventare un problema rilevante per chi studia e poi cerca lavoro, da un lato, e per le aziende che non trovano chi cercano, dall’altro.

Tanti vogliono occuparsi di turismo, ma è meglio il Digitale

Le previsioni relative al fabbisogno di diplomati (35% del totale), ripropongono la preminenza dell’indirizzo amministrativo, con un fabbisogno stimato nel quinquennio di 260mila unità. Seguito da industria e artigianato, che richiederà 243mila diplomati (per il 39% nell’indirizzo meccanico e per il 24% nell’elettronica), dai licei (137mila unità), turismo (78mila unità) e socio-sanitario (66mila unità).

Per quanto riguarda il confronto domanda e offerta di neo-diplomati, si osserva una situazione di eccesso di offerta per i licei e per l’indirizzo tecnico del turismo, enogastronomia e ospitalità. Per quanto riguarda poi la domanda di occupati per gli indirizzi dell’Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), si stima che il fabbisogno si concentrerà in prevalenza negli indirizzi ristorazione (155mila unità), benessere (113mila unità), meccanico (100mila unità), servizi di vendita (64mila unità) e amministrativo segretariale (51mila unità).

In generale, il mismatch domanda-offerta per l’istruzione e formazione professionale si presenta eclatante, essendoci un’offerta complessiva in grado di soddisfare solo il 60% della domanda potenziale (fabbisogno medio annuo di 137mila unità contro un’offerta annuale di appena 85mila unità), con situazioni ancora più critiche per gli indirizzi della meccanica, del legno-arredo, della logistica e dell’edilizia.

Servono le competenze chiave richieste dalle imprese

Il forte incremento previsto per la domanda di profili laureati, da una parte, e di qualifiche professionali dall’altra parte, conferma gli effetti di polarizzazione del mercato del lavoro che seguono le grandi trasformazioni in atto, dove sono sempre più necessarie competenze tecnico-scientifiche elevate e capacità digitali.

“Questo fenomeno sta comportando per i diplomati una riduzione delle opportunità lavorative; i lavoratori senza un titolo universitario hanno una maggiore probabilità di essere impiegati in occupazioni di bassa competenza. In questo contesto diventa fondamentale strutturare adeguatamente l’offerta formativa degli istituti professionali e rafforzare l’intera filiera dell’istruzione tecnica superiore (ITS)”, rileva Unioncamere.

Nei Paesi con forti sistemi formativi ‘duali’, come innanzitutto la Germania, è stato l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani dotandogli delle competenze chiave che sono immediatamente richieste dalle imprese. Il punto è proprio questo: far conciliare interessi e ambizioni personali con quella che sarà la reale domanda di lavoro da parte delle imprese. E, allo stesso modo, garantire formazione adeguata a un ‘esercito’ di professionisti tecnico-scientifici, quelli che saranno davvero più richiesti già ora e nei prossimi anni.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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