Ecco come le Pmi italiane vogliono crescere e innovare usando la blockchain

L’adozione della blockchain nell’industria italiana è cresciuta rapidamente, anche grazie a un grande numero di imprenditori che hanno sviluppato, testato e commercializzato infrastrutture e applicazioni basate sui registri distribuiti. L’analisi dell’OCSE. Patuanelli: “La blockchain rientra tra le tecnologie emergenti sulle quali stiamo puntando per offrire soluzioni innovative ed efficaci alle Startup e alle piccole e medie imprese”.

Pubblicato il 11 Set 2020

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La corsa all’oro che può portare la tecnologia blockchain – in termini di vantaggi per le aziende e il loro business – è cominciata anche in Italia. E non solo tra le grandi imprese e i big della finanza: c’è un numero sempre più consistente e agguerrito di Pmi innovative che sta già sviluppando o punta a sviluppare soluzioni basate sui sistemi di distributed ledger, le tecnologie basate su ‘registri distribuiti’.

Tra i vantaggi principali, quello per cui tutte le informazioni e le operazioni possono essere tracciate e poi conservate in modo sicuro, trasparente, immutabile. I principali settori di applicazione spaziano dalla manifattura alle biotecnologie, dalla finanza all’agroalimentare, mentre casi d’uso trasversali a più settori comprendono l’amministrazione aziendale e i servizi legali.

L’industria italiana che usa le blockchain negli ultimi tempi è cresciuta rapidamente, anche grazie a un grande numero di imprenditori che hanno sviluppato, testato e commercializzato infrastrutture e applicazioni basate sui ‘registri distribuiti’.

Un quadro della situazione, e delle sue prospettive, arriva anche da uno studio specifico realizzato dall’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sullo sviluppo dell’ecosistema blockchain italiano. Un’analisi di scenario a cui ha contribuito il Ministero dello Sviluppo economico, per capire meglio a che punto siamo e dove andiamo.

“Grazie alla Blockchain, riusciamo a rendere più competitive le nostre PMI e tutelare maggiormente le eccellenze e il Made in Italy”, rimarca il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. Che sottolinea: “Agli Stati Generali abbiamo individuato alcuni strumenti da mettere a disposizione degli imprenditori, un piano ‘4.0 Plus’ dedicato appositamente alle tecnologie di frontiera. La blockchain rientra tra le tecnologie emergenti sulle quali stiamo puntando per offrire soluzioni innovative ed efficaci alle Startup e alle piccole e medie imprese”. Gli imprenditori stanno esplorando opportunità di business per la tecnologia delle blockchain con numerosi casi d’uso, come la gestione della catena di approvvigionamento, la protezione della proprietà intellettuale e del copyright, risorse umane, logistica.

E il Sottosegretario del Mise, Mirella Liuzzi, fa notare: “l’industria italiana della blockchain sta crescendo rapidamente. Occorre quindi assecondare, con politiche mirate, questi percorsi di sviluppo in modo da innescare crescita e innovazione, coinvolgere sempre più realtà imprenditoriali e puntare a una visione strategica del futuro in cui l’Italia vuole recitare un ruolo di primo piano”.

Tanti progetti pilota e sperimentazioni

Per ora, nell’industria, nell’imprenditoria e nel settore pubblico gli sviluppatori, le Startup, le grandi aziende, così come alcune pubbliche amministrazioni a livello nazionale e locale, stanno avviando progetti pilota e sperimentazioni per individuare le applicazioni più promettenti.

Ma come si osserva nello studio, “il moltiplicarsi di diverse infrastrutture a registro distribuito e di progetti con casi d’uso analoghi ma basati su piattaforme diverse e non interoperabili, potrebbe rivelarsi dannoso per la crescita di un ‘Internet del valore’ nel lungo periodo, che alcuni esperti considerano lo sviluppo più prevedibile e importante dell’adozione di questa tecnologia a livello globale”.

Nel 2019, le aziende italiane hanno investito circa 30 milioni di euro in progetti di blockchain, un incremento del 100% rispetto all’anno prima. Le società finanziarie e assicurative rappresentano circa il 40% del totale e si stanno concentrando sempre più sullo sviluppo di un’infrastruttura sistemica accessibile a tutti gli istituti finanziari. Un altro 30% degli investimenti totali proviene dalle PMI in campo agroalimentare e tessile, finalizzato alle applicazioni della tecnologia nella catena di approvvigionamento e nella tracciabilità dei prodotti. E una recente valutazione colloca l’Italia tra i primi 10 Paesi al mondo per numero di progetti di blockchain sviluppati nel 2019.

Più trasparenza, sicurezza e tracciabilità

I ricercatori dell’Ocse spiegano che “la blockchain è essenzialmente una soluzione basata su database, con specifiche caratteristiche legate al fatto che si tratta di una tecnologia distribuita e decentralizzata: ciò rappresenta un vantaggio unico poiché offre maggiore trasparenza, sicurezza e tracciabilità. In quanto tale può trovare applicazione nelle catene del valore, dove è in grado di fornire garanzie in materia di provenienza, trasporto, trattamento, magazzinaggio dei beni e più in generale per la gestione della catena di approvvigionamento“.

Tra gli esempi di queste catene del valore per le PMI italiane si contano, ad esempio, i processi distributivi dal produttore al consumatore nel settore agroalimentare, le applicazioni nel tessile, o le industrie avanzate che sfruttano la produzione additiva e stampa in 3D. “Queste applicazioni potrebbero essere estremamente rilevanti per le molte PMI italiane che offrono prodotti di design di fascia alta, per i quali la tutela dei diritti di proprietà intellettuale è della massima importanza”, rileva il rapporto Ocse.

Dal controllo di qualità alle reti IoT

La maggiore tracciabilità di informazioni e operazioni può portare vantaggi anche in termini di marketing, in quanto permette a consumatori e clienti di accedere alle informazioni sulla produzione e un controllo semplificato della qualità. Nel caso delle operazioni finanziarie, invece, la decentralizzazione e la trasparenza della tecnologia aumentano la liquidità sul mercato dei crediti commerciali, e sono in grado di ridurre i costi e i tempi necessari per ottenere un prestito. Un’ altra area di applicazione delle soluzioni di Distributed ledger è anche quella della tutela del diritto d’autore e della paternità intellettuale, dove i registri distribuiti e non modificabili possono offrire vantaggi innovativi.

Nelle economie con un tessuto economico comparabile a quello italiano, come la Germania, una recente indagine pubblica ha evidenziato poi un’attenzione crescente verso la catena di approvvigionamento, che ottimizza l’amministrazione aziendale, la tutela della proprietà intellettuale, ma anche la logistica, la mobilità e il settore energetico. Allo stesso modo, gli alti costi e l’esigenza di robusti standard di sicurezza per le reti IoT rendono questo ambito molto promettente per l’applicazione di reti blockchain decentralizzate peer-to-peer.

Servono infrastrutture e incentivi per lo sviluppo

Gli analisti dell’Ocse fanno poi notare: “l’adozione di tecnologie digitali può migliorare la produttività delle aziende, ma richiama l’attenzione sulla disponibilità di risorse iniziali e di incentivi. I dati indicano che la capacità di recepire le tecnologie digitali – per esempio il Cloud, le applicazioni di front e back-office –, all’interno di un settore è associata agli incrementi di produttività a livello aziendale”.

I responsabili delle politiche pubbliche “dovranno tenere conto del fatto che la diffusione è legata all’accesso delle PMI a infrastrutture fisiche abilitanti, come una connessione Internet ad alta velocità a banda larga, e a un contesto funzionante di mercato dei prodotti, del lavoro e finanziario”. Certo, la blockchain non è una bacchetta magica, e neanche una panacea Hi-tech, implica e richiede un adeguato sviluppo delle infrastrutture di rete. Ancora una volta il ‘quadro’ di sistema è la condizione imprescindibile per creare innovazione e ‘distribuirla’.

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Stefano Casini

Giornalista specializzato nei settori dell'Economia, delle imprese, delle tecnologie e dell'innovazione. Dopo il master all'IFG, l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Milano, in oltre 20 anni di attività, nell'ambito del giornalismo e della Comunicazione, ha lavorato per Panorama Economy, Il Mondo, Italia Oggi, TgCom24, Gruppo Mediolanum, Università Iulm. Attualmente collabora con Innovation Post, Corriere Innovazione, Libero, Giornale di Brescia, La Provincia di Como, casa editrice Tecniche Nuove. Contatti: stefano.stefanocasini@gmail.com

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