Patuanelli: “Ecco come saranno investite le risorse del Recovery Fund per le imprese”

Il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha presentato le priorità su cui puntare per rilanciare il tessuto produttivo del nostro Paese. I progetti riguarderanno tre grandi temi: supporto alla transizione digitale e all’innovazione; supporto alla transizione green; supporto e rafforzamento dei sistemi produttivi attraverso le filiere strategiche. Ecco le misure allo studio. 

Pubblicato il 07 Set 2020

patuanelli


Terminata la breve pausa estiva, il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e l’intero Governo sono tornati subito al lavoro sui tanti dossier aperti che dovranno arrivare ad un punto sopratutto nel mese di ottobre: dalla conversione in legge del decreto Agosto (da attuare entro il prossimo 13 ottobre) alla presentazione della Nota di Aggiornamento al Def (e della legge di Bilancio 2021), fino alla partita più importante, ovvero l’invio alla Commissione Europea dei progetti per cui utilizzare le ingenti risorse che l’Italia riceverà dal Recovery Fund.

Il Forum Ambrosetti 2020, la tre giorni dedicata al mondo dell’economia conclusasi domenica, è stata l’occasione per Patuanelli di presentare le priorità e i progetti per rilanciare il tessuto produttivo del nostro Paese, su cui sta lavorando. Progetti che, come da lui stesso già anticipato, ruoteranno intorno a tre grandi temi: “supporto alla transizione digitale e all’innovazione; supporto alla transizione green; supporto e rafforzamento dei sistemi produttivi attraverso le filiere strategiche”.

Partendo però da una convinzione comune a tutte le iniziative dei vari ministeri (ciascuno al lavoro per le aree di propria competenza): quello attuale “non può essere un Governo che non decide, ma serve un’idea chiara del Paese su tutti i temi, che indichi cosa va cambiato in Italia perché si risolvano forse definitivamente alcune fragilità”.

Per quanto riguarda il mondo delle imprese, a cui si rivolge il Ministero guidato da Patuanelli, le fragilità sono (come lui stesso dichiara) più che note e “storiche”: un mondo produttivo “troppo frastagliato, frammentato, sottodimensionato, sottocapitalizzato, con difficoltà di accesso al credito”. A ciascuno di questi problemi il Governo vuole dare risposte strutturali, non contingenti, perché “per un imprenditore la cosa più importante è la certezza degli strumenti che avrà a disposizione”, ricorda il Ministro.

Quello su cui intervenire è “un Paese che non cresce da 20 anni, che ha un deficit di produttività, che ha investito poco in Ricerca & Sviluppo, che ha un deficit di investimenti sia pubblici che privati, che non investe abbastanza sul capitale umano, in formazione e istruzione”.

Le tre priorità di Patuanelli per il Recovery Fund

Si torna quindi alle tre priorità disegnate dal Ministero dello Sviluppo Economico per il Recovery Fund (transizione digitale e ambientale, rafforzamento del sistema produttivo) e alle schede progetto in via di definizione su cui da martedì 1 settembre è partita “una serie di confronti con le diverse categorie produttive del Paese”. A chi critica l’eccessiva frammentazione degli interventi allo studio del suo Ministero (si parla di circa 300 schede) Patuanelli risponde spiegando che “per lavorare su poche aree a grande impatto occorre declinare le priorità su schede puntuali e definite”, necessarie “per capire il percorso che si dà alle diverse aree di impatto per arrivare nei settori produttivi”.

Sulle priorità della transizione digitale e ambientale il percorso è chiaro: l’obiettivo è “far crescere il nostro Paese al livello dei nostri competitori europei, in modo sostenibile”, perché “salvare il mondo dal punto di vista ambientale può diventare un motore economico forte”. La convinzione del Ministro è che “aumentare la produttività significa avere la capacità di investire non soltanto nell’innovazione dei processi ma anche in quella dei prodotti”, che lui stesso definisce “la parte più complicata” da guidare attraverso transizioni “gentili e non traumatiche”.

Ecco perché sul tema della Ricerca & Sviluppo serve “discontinuità”, un intervento che guardi alle “frontiere avanzate”, sul punto si veda anche l’ideazione (ancora tutta da definire) del Piano Impresa 4.0 Plus dedicato proprio all’incentivazione dell’adozione di “tecnologie di frontiera” come Blockchain, IA e Quantum Computing.

Il tema degli scarsi investimenti in R&S tocca principalmente le aziende del sud Italia. “L’accesso agli incentivi al sud è molto limitato rispetto al nord”, ricorda Patuanelli, che introduce anche un’altra fragilità del tessuto produttivo italiano: “dobbiamo avere la capacità di sviluppare i nostri talenti investendo nella formazione e nell’istruzione, nel reskilling, la capacità di creare percorsi formativi che consentano a chi opera nei settori produttivi in via di trasformazione di riformarsi per rimanervi all’interno”.

Sul fronte dell’innovazione sarà sicuramente reso strutturale e potenziato (come più volte già annunciato da Patuanelli) il Piano Transizione 4.0 che incentiva gli investimenti in tecnologie innovative: l’orizzonte del piano deve essere “almeno triennale” e, questa la novità su cui è al lavoro il Ministero dello Sviluppo Economico, ci deve essere “una totale decontribuzione degli utili reinvestiti in azienda (Patuanelli lo aveva già definito uno “sconto fiscale al 100%”, ndr), se reinvestiti in innovazione, nuove tecnologie, trasformazione di processi e prodotti”. Dare stabilità agli strumenti già esistenti per Patuanelli è la chiave per dare certezze agli imprenditori, al contrario dei bonus e dei nuovi strumenti.

“Per questo abbiamo sempre chiesto, come Ministero, di rifinanziare strumenti che già c’erano”, sottolinea Patuanelli. “Perché se io devo inventare uno strumento nuovo, la difficoltà della sua ricaduta a terra in tempi stretti è molto problematica: preferisco dare agli imprenditori maggior forza su strumenti che già conoscono e già applicano”. Ecco perché si intende estendere (con la prossima legge di bilancio) ai lavori realizzati fino al 31 dicembre 2024 il Superbonus al 110% introdotto con il decreto Rilancio, ma anche la decontribuzione per chi assume (attualmente valida fino a fine anno, per effetto del decreto Agosto, per le aziende del Sud), con “un’estensione dello sconto ai dipendenti delle aziende del nord”.

In realtà, con il susseguirsi di decreti prodotti durante l’emergenza Covid-19, non sono mancati finanziamenti e nascite degli “strumenti nuovi” che lo stesso Ministro dice di non prediligere. L’ultimo atto in ordine di tempo è stata la nascita del “Fondo per il sostegno e il rafforzamento del capitale delle start up e PMI innovative” o della Fondazione Enea Tech con un “Fondo per il Trasferimento Tecnologico” da 500 milioni per partecipare e investire in start-up e PMI innovative, spin-off universitari e centri di ricerca e sviluppo, promuovendo e sostenendo i processi di innovazione e trasferimento tecnologico delle PMI per la creazione di imprese ad alto contenuto tecnologico.

Due strumenti nuovi e che rischiano di sovrapporsi ad altri già esistenti (qualcuno ha evidenziato la somiglianza dei compiti di Enea Tech e del Fondo Nazionale Innovazione, che tra l’altro gestirà le risorse per il rafforzamento del capitale delle start up), ma difesi invece dal Ministro Patuanelli in una recente intervista a Il Sole 24 Ore. “Non c’è sovrapposizione, sono strumenti diversi”, ha detto. “Con Enea Tech andiamo a coprire la parte che mancava, di accompagnamento dalla ricerca scientifica e applicata alla prototipazione. I profili di investimento dei due strumenti sono differenti, abbiamo illustrato il percorso e le diverse linee di azione alle associazioni di categoria ricevendone apprezzamenti”. Con i 200 milioni per il supporto a startup e Pmi innovative “parliamo di realtà che si apprestano a fare un round privato di investimento: il sistema così combinato ci consente di scongiurare il fallimento potenziale di tante tra le 11.000 start up innovative nate in Italia”.

La terza e ultima priorità a cui sta lavorando il Ministero dello Sviluppo Economico è quella legata al “rafforzamento del sistema produttivo”. Un obiettivo da perseguire con il “sostegno a chi vuol fare investimenti e riportare in Italia produzioni delocalizzate, il cosiddetto reshoring“, ma anche consentendo “un miglior accesso al credito, aiutando la ricapitalizzazione delle imprese”.

Ci sono poi allo studio “interventi verticali sulle filiere, come quella dell’aerospazio, per Leonardo e le aziende minori dell’indotto”, “un piano nazionale dell’acciaio” e il sostegno alla decarbonizzazione dell’Ilva (con le risorse del Just Transition Fund europeo).

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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