Scintille tra Conte e Bonomi: ecco le critiche e le proposte del leader degli industriali

Ieri la stoccata di Conte, che ha accusato Bonomi di avere “ansia da prestazione politica”. Oggi il presidente di Confindustria passa al contrattacco consegnando al premier il libro “Italia 2030. Proposte per lo sviluppo” di cui lui stesso ha firmato la prefazione. Ecco le critiche e le proposte per tornare, entro il 2030, ai livelli pre-crisi del 2008.

Pubblicato il 17 Giu 2020

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I botta e risposta tra il nuovo presidente di Confindustria Carlo Bonomi e il presidente del consiglio Giuseppe Conte non accennano a diminuire, anzi. L’ultima stoccata l’ha marcata ieri, nel corso di un’intervista a Fanpage, il capo dell’esecutivo, che ha detto: “Mi dicono che quando c’è un nuovo insediamento c’è una certa ansia da prestazione politica. Io dal dottor Bonomi e da tutti gli associati mi aspetto un’ansia da prestazione imprenditoriale, è questo il loro scopo”.

Ma oggi Bonomi passa al contrattacco. Lo farà consegnando al premier il libro “Italia 2030. Proposte per lo sviluppo” realizzato da Assolombarda e di cui lo stesso Bonomi ha firmato la prefazione: un volume in cui si individuano “proposte e obiettivi da perseguire per il rilancio italiano”. Un messaggio la cui sintesi è che “bisogna riorientare il Paese verso la crescita del lavoro, del reddito, della produttività e dell’innovazione”

Indice degli argomenti

Le critiche

Il pensiero di Bonomi parte da una feroce critica a tutte le mancanze dell’azione di Governo, per poi passare alle proposte.

Il presidente di Confindustria ritiene infatti che per avere la forza necessaria a superare questo momento l’Italia debba lavorare come una “democrazia negoziale” che si basi “su una grande alleanza pubblico-privato su cui il decisore politico non ha delega insindacabile per mandato elettorale, ma con cui esso dialoga incessantemente attraverso le rappresentanze di impresa, lavoro, professioni, terzo settore, ricerca e cultura”.

Un metodo che, secondo Bonomi, il Governo avrebbe dovuto seguire durante la crisi sanitaria nel progettare gli strumenti a supporto di liquidità e ripresa. Misure che, invece, “hanno il grande demerito di essere state decise senza prestare alcun orecchio alle imprese”, spiega il leader degli industriali. “Non è una grande idea chiedere alle imprese d’indebitarsi mentre devono continuare a pagare le imposte e mentre lo Stato non rende immediatamente disponibili in liquidità pronta cassa gli oltre 50 miliardi di euro di debiti commerciali che deve ai suoi fornitori”, scrive.

I “colpi durissimi” che la pandemia ha riservato a lavoro, reddito e imprese richiedono una “solida cornice d’impegni decennali” e non soluzioni di breve periodo e “bonus a tempo” e alla “spesa sociale con improvvisati nuovi strumenti” che si sommano confusamente “alla congerie esistente”: tutte soluzioni di breve respiro che finiscono inevitabilmente per trasformarsi in “un’illusione molto onerosa, considerando le risorse di finanza pubblica disposta tali fini, senza mai conseguire gli effetti annunciati d’innalzamento del Pil potenziale. E anche tale da continuare ad accrescere l’ingentissimo debito pubblico italiano”.

Il welfare? È troppo sbilanciato sulla spesa previdenziale e “pericolosamente inadeguato”. Il fisco? “Barocco e distorsivo”, con un cuneo fiscale che è una vera e propria “zavorra per le imprese”.

Ancora critiche anche sulla Fase 3 per la quale “è mancata finora una qualunque visione”, mentre “serve un piano di crescita pluriennale che punti su lavoro e innovazione” con sostegni immediati alla “ripresa di investimenti per il futuro, riprendendo e potenziando in toto l’impianto d’Industria 4.0” a cui affiancare un grande “piano Fintech 4.0”.

Le proposte di Bonomi

Innanzitutto occorre sfruttare subito “le ingenti risorse che l’Ue ci ha messo a disposizione”. Il riferimento è agli oltre “110 miliardi di euro impegnabili a breve”, MES compreso.

Contemporaneamente occorre avviare un’operazione di riduzione del debito (che quest’anno potrebbe sfiorare il 160% del PIL, ndr), ovviamente con un percorso di medio lungo periodo ma che sia credibile agli occhi degli investitori.

Giusto – dice Bonomi – puntare alla riduzione della quota di cuneo fiscale a carico delle imprese (quest’estate dovrebbero partire gli interventi pianificati nella scorsa legge di bilancio, ndr) e alla riforma degli ammortizzatori sociali.

Secondo il presidente di Confindustria l’Italia deve recuperare entro il 2030 i 10 punti di PIL che perderà quest’anno oltre ai tre che, a inizio 2019, ancora mancavano per tornare ai livelli pre-crisi del 2008. In tutto quindi una crescita del Pil in 10 anni di 13 punti percentuali.

Come ci si riesce? Con riforme che si occupino di “riequilibrare perimetro ed efficienza della spesa pubblica, riorientare la spesa sociale verso indigenti, giovani e famiglie, affrontare i gap sociali e geografici di reddito e partecipazione al mercato del lavoro che sono diventati esplosivi, riformare il fisco in una prospettiva organica e con tappe pluriennali per renderlo leva e non ostacolo allo sviluppo di imprese e lavoro”

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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