Il ministro Patuanelli: “Iperammortamento per i beni delle aziende che riportano la produzione in Italia”

Tra le misure allo studio del Ministero dello Sviluppo Economico per il Recovery Plan che dovrà rilanciare la nostra economia vi è un incentivo sui beni delle aziende che rientrano in Italia, che potranno beneficiare dell’iperammortamento. La misura è stata ipotizzata dal Ministro Patuanelli nel corso di un’intervista in cui ha fatto riferimento anche ad una “supervalutazione dei capitali che vengono utilizzati per impiantare i nuovi stabilimenti in Italia” o alla “defiscalizzazione sul costo del lavoro per i primi anni”. 

Pubblicato il 05 Giu 2020

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Gli stati generali dell’economia annunciati dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte saranno l’ultimo passo di un percorso da cui uscirà il “Recovery Plan” italiano, un piano di riforme per rilanciare il nostro Paese nella fase 3 post emergenza. Riforme che potranno contare sulle somme destinate all’Italia dal Recovery Fund europeo (stimate in circa 172 miliardi di euro, divisi tra prestiti e fondo perduto) su cui però i tempi non saranno veloci: gli Stati membri dovranno infatti approvare all’unanimità il nuovo strumento.

“La vera partita europea sul Recovery Fund è la quantità di denari a fondo perduto che la Commissione Europea metterà a disposizione dei Paesi”, dichiara a Radio 1 il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. “Siamo sulla strada giusta, il tempo però non è una variabile indipendente: i soldi devono arrivare subito perché altrimenti potrebbero essere insufficienti nel momento in cui arrivano”.

Ma come verranno utilizzati questi soldi? A questo dovrà rispondere il Recovery Plan del Governo, e a questo inizia a rispondere Patuanelli spiegando quali sono le misure a cui il Ministero da lui guidato sta pensando per “mettere in sicurezza alcune debolezze e fragilità storiche dei nostri sistemi produttivi”.

Tra le situazioni a cui mettere mano vi sono “capitali e imprese che nel tempo hanno portato le loro produzioni all’estero”. Per loro, il Ministro pensa a “interventi di reshoring” come un “iperammortamento dei loro beni che vengono riportati in Italia”, una “supervalutazione dei capitali che vengono utilizzati per impiantare i nuovi stabilimenti in Italia” o la “defiscalizzazione sul costo del lavoro per i primi anni”.

L’agevolazione dell’iperammortamento (oggi sostituito dal credito d’imposta con il Piano Transizione 4.0) dal decreto Dignità del 2018 è stata ancorata agli investimenti effettuati in Italia (con alcune eccezioni): i beni infatti (che non devono essere ceduti prima del termine del periodo di ammortamento) devono essere destinati a strutture produttive situate nel nostro Paese, altrimenti si perdono le quote di cui si è beneficiato. Si tratta quindi di una misura per disincentivare la delocalizzazione degli stabilimenti e delle imprese all’estero.

Con il sistema ipotizzato da Patuanelli si incentiverebbe l’attività di impresa in Italia con un meccanismo che interviene quindi in modo complementare a quello previsto dal decreto Dignità: se da un lato si elimina l’incentivo per chi sposta l’attività all’estero, si premierebbe con un incentivo chi dall’estero torna in Italia.

Così come formulata nel corso dell’intervista, quella dell’incentivo per i beni che tornano in Italia è solo una delle ipotesi per un intervento il cui intento appare però chiaro: favorire il reshoring delle aziende. Il ministro non ha però specificato in quale provvedimento potrebbero confluire norme di questo tipo. In ordine cronologico, il prossimo appuntamento legislativo sarà il decreto cosiddetto “semplificazioni” (che il Governo intende presentare a giugno), mentre il Parlamento è ormai al lavoro sugli emendamenti al decreto Rilancio, che potrebbe contenere alcune novità con la legge di conversione.

Per poter disporre delle risorse necessarie alle misure allo studio nel Recovery Plan (come quelle per arginare la “sottocapitalizzazione” o “la difficoltà di accesso all’innovazione”, per citare altri due problemi evidenziati da Patuanelli) il Ministero dello Sviluppo potrebbe però dover aspettare appunto i soldi che saranno messi a disposizione dell’Italia con il Recovery Fund (allungando i tempi fino alla prossima legge di bilancio).

“I soldi europei sono sulla carta, ma devono arrivare nei conti correnti dello Stato perché altrimenti, se ciò accade in ritardo, rischia di esserci un intervento tardivo”, ha concluso il Ministro.

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Francesco Bruno

Giornalista professionista, laureato in Lettere all'Università Cattolica di Milano, dove ha completato gli studi con un master in giornalismo. Appassionato di sport e tecnologia, compie i primi passi presso AdnKronos e Mediaset. Oggi collabora con Dazn e Innovation Post.

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