La debolezza della domanda interna, soprattutto quella relativa agli investimenti in macchine, attrezzature e mezzi di trasporto, unita alla contrazione dell’export hanno determinato un significativo peggioramento della congiuntura metalmeccanica che, nel secondo trimestre del 2019, ha visto i livelli di produzione calare dell’1,1% rispetto al primo trimestre e del 3,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.
I dati sono parte dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, presentata stamattina a Roma.
Complessivamente nel semestre gennaio-giugno 2019, la diminuzione dell’attività metalmeccanica è risultata mediamente pari al 2,7% rispetto ai primi sei mesi del 2018 con andamenti fortemente differenziati nei singoli comparti con variazioni negative in quasi tutte le attività ricomprese nell’aggregato.
La fabbricazione di prodotti in metallo è diminuita del 3,7%, le produzioni metallurgiche del 2,1% e la meccanica strumentale dell’1,9%, mentre la produzione di autoveicoli è crollata del 10,1%. Unica eccezione la fabbricazione di altri mezzi di trasporto (navalmeccanica, aerospaziale, locomotive e materiale ferrotranviario) che, benché in rallentamento nel corso del 2019, ha segnato un +4,3%.
“Siamo entrati in una fase recessiva”, ha dichiarato Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica. “La produzione industriale del settore metalmeccanico negli ultimi 18 mesi ha visto predominare il segno meno. Non possiamo permetterci costi non sostenibili per le imprese. Impensabile ad esempio imporre nuove tasse. La riduzione del cuneo fiscale è una priorità. Le dichiarazioni adesso devono essere tradotte in fatti concreti e la nuova Legge di Bilancio sarà un test fondamentale per capire che direzione prenderà la politica industriale di questo Paese. Servono più investimenti per la crescita all’interno di una visione che sia veramente espansiva”.
Sulle dinamiche produttive sta incidendo negativamente anche il peggioramento dell’export, diminuito nel secondo trimestre dell’1,2% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente dopo la brusca frenata rilevata a partire dal quarto trimestre del 2018.
L’occupazione
Relativamente al fattore lavoro, nei primi sei mesi dell’anno in corso, le ore autorizzate di CIG sono aumentate del 66% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente mentre nella grande industria metalmeccanica si è osservato un calo occupazionale pari allo 0,7% dopo la moderata crescita registrata nel corso degli ultimi due anni.
Malgrado gli elevati livelli di disoccupazione, il 47% delle imprese continuano ad evidenziare difficoltà a reperire personale qualificato per lo svolgimento di specifiche mansioni all’interno dell’attività aziendale (sostanzialmente la stessa percentuale (48%) rilevata nell’analogo periodo dell’anno precedente). Di queste il 19% ha difficoltà nel reperire figure professionali con competenze tecnologiche avanzate/digitali, mentre il 23% incontra difficoltà nel trovare lavoratori con competenze tecniche di base/tradizionali e il restante 5% non riesce a trovare figure professionali con altre specifiche caratteristiche.
“A distanza di un anno ci confrontiamo sempre con gli stessi problemi. Non si trovano i profili che servono alle imprese”, ha detto Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica. “Serve un piano straordinario per l’istruzione e la formazione. Togliere risorse e tagliare le ore di alternanza è stato profondamente sbagliato. Occorre rimediare e anzi rilanciare a tutto tondo al fine di realizzare un virtuoso eco-sistema per l’apprendimento permanente. Con la sfida delle competenze ci giochiamo il futuro. In generale è indispensabile continuare sulla strada delle riforme ad ogni livello ed in ogni ambito. Non si può tornare indietro, si deve andare avanti con determinazione e convinzione”.
Sul fronte occupazionale, le previsioni a sei mesi sono all’insegna di una dinamica sostanzialmente stazionaria: la percentuale di imprese che pensa di aumentare il numero dei propri dipendenti risulta pari al 15%, la stessa percentuale di quelle che invece pronosticano contrazioni. Il saldo risulta pari a 0, in flessione dal +6% registrato nel precedente trimestre e soprattutto dal +13% rilevato nell’analogo periodo dello scorso anno.