In attesa che “martedì, al massimo mercoledì” sciolga la riserva proponendo la squadra di governo al Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte è intervenuto alla Festa del Fatto Quotidiano e ha parlato della nuova possibile stagione di governo, evidenziando che stavolta non ci sarà un “contratto tra soggetti che hanno sensibilità diverse” a reggerla, ma un “programma condiviso”.
“Discontinuità – ha detto Conte – vuol dire semplicemente aprire un’ampia stagione riformatrice per il paese, mettere in primo piano una visione del paese sostenibile: lo sviluppo sostenibile, l’economia circolare… e da questo punto di vista un paese completamente innovato sul piano tecnologico, potenziare la ricerca, l’istruzione… fare delle cose non stratosferiche: quelle che forse andavano fatte da tempo e non siamo ancora riusciti a fare in Italia”.
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La “consonanza” programmatica
“Mi conforta – ha detto Conte – che che le due forze politiche abbiano molta consonanza nei punti programmatici”. Tra questi possiamo sicuramente inserire l’approccio alla politica industriale, con il rafforzamento di quel piano Industria 4.0 – Impresa 4.0 su cui sia il Movimento 5 Stelle sia il Partito Democratico dicono di voler insistere.
Tra le forze politiche – ha detto Conte – “c’è consapevolezza che l’Italia va riformata, va sburocratizzata, deve essere un Paese più competitivo anche nella sfida globale, va rafforzato l’export. Dobbiamo poi indirizzare, attraverso meccanismi incentivanti e disincentivanti, tutto il sistema produttivo verso investimenti sostenibili”.
Del resto quello dell’ambiente è il terzo dei famosi “20 punti” citati dal capo politico del Movimento Cinquestelle Luigi Di Maio come irrinunciabili. Rileggiamolo:
Cambio di paradigma sull’Ambiente. Un’Italia 100% rinnovabile. Dobbiamo realizzare un Green New Deal che nei prossimi decenni porti l’Italia verso l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia al 100 per cento. Tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la tutela dell’ambiente, la questione dei cambiamenti climatici e la nascita di nuove imprese legate a questo settore. Basta con inceneritori e trivelle, si’ all’economia circolare e alla eco-innovazione. Norme contro l’obsolescenza programmata. Una legge su rifiuti zero ed investimenti pubblici sulla mobilita’ sostenibile.
E l’argomento era anche nel programma politico del Partito Democratico per le elezioni 2018, dove al primo punto del capitolo ambiente si parlava esplicitamente della “realizzazione di un Piano Nazionale per valorizzare le opportunità economiche e ambientali dello sviluppo dell’economia circolare”.
Industria 4.0 ed economia circolare
Intanto cominciamo col ricordare che per “economia circolare” s’intende un diverso approccio alle modalità di produzione. Si passa cioè da un processo lineare che vede l’impiego di materie prime e la generazione di scarti di produzioni che vengono gettati a un modello che si rigenera da solo, trasformando in risorsa ciò che comunemente è considerato rifiuto. Un passaggio che è prima di tutto culturale.
Il sistema industriale, insomma, deve imparare ad assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie.
Fin qui tutti d’accordo. Ma che cosa c’entrano industria 4.0, green economy ed economia circolare? Lo spiega efficacemente Emanuele Carpanzano, Direttore del Dipartimento per le tecnologie innovative della scuola universitaria elvetica SUPSI, in un’intervista rilasciata a TicinOnline: “Le tecnologie digitali permettono sempre più di raccogliere ed elaborare dati e, quindi, anche di monitorare, calcolare e ottimizzare consumi ed emissioni, dando così un contributo rilevante alla sostenibilità ambientale delle macchine e degli impianti di produzione, così come alle relative catene del valore”.
Economia circolare e green economy negli incentivi
Ad onor del vero già nell’impianto originario del piano Industria 4.0 edizione 2017 l’attenzione all’ambiente e all’economia circolare non mancava, come si può evincere dalle merceologie dei beni ammessi all’iperammortamento elencate nel famoso Allegato A, di cui facevano da subito parte “componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici e idrici e per la riduzione delle emissioni”, nonché “filtri e sistemi di trattamento e recupero di acqua, aria, olio, sostanze chimiche, polveri con sistemi di segnalazione dell’efficienza filtrante e della presenza di anomalie o sostanze aliene al processo o pericolose, integrate con il sistema di fabbrica e in grado di avvisare gli operatori e/o fermare le attività’ di macchine e impianti”.
Ma è chiaro che non sono due voci della normativa relativa all’iperammortamento che possono caratterizzare un accento marcato su questi temi. Come potrebbe quindi essere un incentivo specificamente dedicato a (o con forte accento su) green economy ed economia circolare? Molto difficile dirlo oggi, dal momento che – se sappiamo che ci saranno taglio del cuneo fiscale e incentivi al sistema produttivo – nel dettaglio non è ancora chiaro quali saranno gli incentivi per le imprese nel 2020, se non che si è discusso di un possibile credito d’imposta per l’innovazione 4.0 come alternativa all’attuale sistema di super e iper ammortamento.
Dalle parole di COnte possiamo desumere solo che potrebbe essere una premialità aggiuntiva ai progetti che dimostrino di portare un valore aggiunto su questi temi, ma anche più radicalmente una condizione necessaria per l’accesso ai programmi di incentivo se non un disincentivo.
Non ci resta che attendere il discorso programmatico sul quale Conte chiederà la fiducia alle Camere.
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