“Non penso che le macchine conquisteranno il dominio del mondo, sono ancora molto stupide per farlo”. Inizia con una battuta l’intervento di Jim Spohrer, direttore del dipartimento Cognitive OpenTech di Ibm, arrivato da San Francisco per raccontare prospettive e suggestioni sull’Intelligenza artificiale davanti agli studenti del Politecnico di Milano.
Poi va subito al dunque: “l’Artificial intelligence ci indicherà, promette di indicarci, come risolveremo i problemi in futuro. Campi e settori di applicazione sono moltissimi e di ogni genere, oggi ciò che sta diventando molto interessante, nello sviluppo dell’Intelligenza artificiale, è ad esempio l’evoluzione e la disponibilità su larga scala dei suoi modelli open source.
E, a livello di ogni singolo individuo, le sue applicazioni all’interno degli smartphone”. Sì, perché, tra non molto, “il tuo sistema personale di Artificial intelligence, all’interno del tuo smartphone, ti conoscerà meglio di quanto tu conosci te stesso”. E qui bisogna decidere se è una buona o una cattiva notizia.
Guardando allo scenario nel suo complesso, la possibilità di mettere mano, modificare e diffondere nuovi sistemi e applicazioni di AI attraverso soluzioni open source può, secondo il direttore del dipartimento Cognitive OpenTech di Ibm, mettere il turbo al miglioramento e alla diffusione di queste risorse, fino a farle arrivare in maniera capillare nelle Università, Centri di ricerca, Fab Lab e Innovation Hub, aziende e utenti finali. Rimbalzando, e mettendo radici, da un angolo all’altro del globo terrestre.
“I sistemi di sviluppo open source dedicati all’AI sono uno strumento e una ricchezza, alla portata di tutti, che vanno assolutamente sfruttati e valorizzati a dovere. Anche, e innanzitutto, da studenti e ricercatori delle Università. Se avete un’idea forte di applicazione dell’Intelligenza artificiale dovete assolutamente coltivarla, proporla a chi può sostenerla, perché in questo mondo c’è molto spazio per le idee innovative”.
Poi tira fuori dalla tasca della giacca lo smartphone: “a livello di singoli individui, altri sviluppi molto interessanti dell’IA potranno presto venire ad esempio dalle applicazioni sui dispositivi mobili. La potenza di elaborazione continua ad aumentare, i costi continuano a diminuire, per cui gli smartphone sono destinati a diventare sempre più Smart. Già ci si chiede quando uno smartphone sarà in grado di apprendere nozioni, per esempio, da un corso online. E se e quando, a quel punto, potrà essere il ‘Coach’, l’insegnante personale e portatile, del suo proprietario”.
Il dispositivo mobile diventerà sempre più capace di memorizzare e ‘apprendere’, attraverso Big Data e Deep Learning, “tutto ciò che si può ricavare dal suo utilizzo. Io uso abitualmente circa 100 App in funzione sul mio smartphone, da quelle per la Mobilità al Meteo, dal Finance all’Entertainment. Ecco perché il tuo sistema personale di AI, all’interno del tuo smartphone, in futuro ti conoscerà meglio di quanto tu conosci te stesso”.
Per arrivare a questi risultati c’è ancora molta ricerca e sviluppo da fare, non a caso Ibm ha pianificato un programma di investimenti da 240 milioni di dollari in 10 anni per sviluppare progetti di Artificial intelligence in collaborazione con il Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. E ha iniziato a utilizzare il suo supercomputer Summit, con una potenza di calcolo da 200 petaflop (un petaflop equivale a un milione di miliardi di calcoli al secondo), che per funzionare consuma energia elettrica come un’intera città.
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Chi sta vincendo nell’Artificial intelligence
Attualmente le aree e attività in cui l’Intelligenza artificiale viene applicata di più “sono innanzitutto analisi e calcolo applicati, Sicurezza, Etica, analisi e apprendimento dai Small Data, ingegneria e Infrastrutture, in questo caso con l’AI applicata alla Fisica”, rileva Spohrer.
Mentre, guardando alla mappa mondiale della ricerca e sviluppo, “il Paese leader è oggi la Cina, che negli ultimi anni, e in breve tempo, ha superato gli Stati Uniti, seguiti poi da Gran Bretagna, Giappone, Germania, Canada, Australia”. L’intelligenza artificiale rischia di ampliare il divario tra i Paesi: le nazioni leader potrebbero acquisire ulteriori e importanti benefici economici rispetto a oggi.
E il gap crescente potrebbe registrarsi anche tra le imprese, perché l’intelligenza artificiale è un insieme di tecnologie che consente alle macchine di percepire, imparare e prendere decisioni, permettendo così alle organizzazioni di aumentare, scalare e automatizzare i processi. A livello di aziende, la classifica mondiale dell’IA vede ai primi posti i 6 colossi a stelle e strisce: Google, Apple, Microsoft, Facebook, Ibm e Amazon.
Nel campo del commercio al dettaglio, lo shopping virtuale è emblematico: consigli e opzioni di acquisto sono ormai completamente integrati nell’esperienza quotidiana di navigazione sulla Rete. E anche l’attività d’impresa ha e conoscerà crescenti vantaggi attraverso l’intelligenza artificiale, sia nella configurazione delle piattaforme di commercio elettronico, sia nella gestione dei magazzini.
Azioni troppo lente per trovare standard condivisi
Secondo le previsioni, l’adozione su larga scala dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese ha un avvio lento, dato innanzitutto l’investimento necessario, per poi accelerare insieme alla concorrenza e ai miglioramenti nelle applicazioni.
Nello sviluppo e nell’applicazione concreta dei vari sistemi di Artificial intelligence, poi, circa la possibilità che vengano definiti e quindi poi usati degli standard ampiamente riconosciuti, uniformi e condivisi, a livello internazionale, da impiegare nei diversi ambiti e settori di applicazione dell’AI, dalla Sanità alla Sicurezza, Spohrer osserva che “per definire degli standard comuni di applicazione occorre un accordo, una condivisione, tra Paesi, che sono spesso lenti da trovare, mentre la codificazione e lo sviluppo dell’AI corrono velocemente, procedono sicuramente in maniera molto più veloce rispetto alla definizione di standard comuni a livello internazionale”.
Intelligenza artificiale Versus capacità umane
Nella gara, già iniziata da tempo, che contrappone computer e macchine Hi-tech con i cervelli non elettronici e l’intelligenza ‘naturale’ dell’Uomo, “l’Intelligenza artificiale supera nettamente le capacità umane, ad esempio, nelle operazioni di analisi e calcolo, e in tutte le operazioni programmabili, basate su dati e impostazioni, memorizzabili e anche ‘nozionistiche’, come i vari quiz e giochi, dagli scacchi al poker”.
E ha performance più o meno allo stesso livello delle capacità umane “quando ci sono dati disponibili da analizzare, nel riconoscimento vocale e per immagini, nelle traduzioni tra linguaggi diversi, nella guida dei veicoli. In queste attività, con il passare del tempo e l’ulteriore sviluppo dei sistemi, l’AI tenderà a superare e migliorare le abilità umane”, rimarca Spohrer.
Mentre invece performance inferiori a quelle dell’Uomo si registrano, e verosimilmente continueranno ancora per molto, nel linguaggio parlato e naturale (imitato dai sistemi Chatbot), nella comprensione da immagini e registrazioni video, “nella ‘memoria episodica’, tipo domanda e risposta, e nel ragionamento di buon senso”, sottolinea l’esperto di Ibm.
I maggiori pericoli da affrontare
In tutto questo quadro, i principali rischi che possono essere collegati all’uso dell’IA, nel breve periodo, “riguardano innanzitutto la perdita di posti di lavoro, la perdita di mansioni e competenze sempre più sostituite dalle macchine, con il cosiddetto ‘de-skilling‘. E poi il cattivo utilizzo dell’Artificial intelligence da parte di malintenzionati, criminali e realtà che potranno piegare le enormi potenzialità di una ‘super intelligenza‘ a fini dannosi per gli altri, per la collettività e l’interesse generale. Non a caso le linee etiche dell’Artificial intelligence puntano a regolamentare anche questi ambiti”, fa notare lo specialista californiano.
Ma ci sono anche altre tecnologie che stanno avendo e, almeno nel breve termine, avranno un impatto maggiore, nello sviluppo tecnologico ed economico internazionale, rispetto all’Artificial intelligence, e sono innanzitutto “realtà virtuale e aumentata, Blockchain e sistemi di Sicurezza, scienze e tecnologie applicate a materiali innovativi e al mondo dell’Energia”.
La stessa energia che muove, lentamente, le pale dei ventilatori, sul soffitto della vecchia aula del Politecnico di Milano, quando Spohrer conclude la sua ‘lezione’ e si prepara a volare indietro verso la California. Ma prima saluta gli studenti con un incoraggiamento e uno sprone: “quando studiavo io all’Università, negli Anni Settanta, avevamo a disposizione strumenti e informazioni che non si possono neanche paragonare a quelli dell’Era Digitale. Dovete essere consapevoli delle risorse Hi-tech che oggi avete a portata di mano, si possono fare cose straordinarie”.