Robot, l’Italia cresce ancora a doppia cifra

Il +11,5% registrato nel 2018 dalle vendite di robot in Italia, a fronte del +7% in Europa e del ben più magro +1% a livello globale, è un dato estremamente positivo che dice molto sugli sforzi che l’industria italiana sta facendo per ammodernare la sua struttura produttiva. Sono gli antropomorfi i robot più utilizzati. Positiva anche la previsione per il 2019: i robot installati dovrebbero crescere di un ulteriore +5%.

Pubblicato il 17 Mag 2019

Robot


Il +11,5% registrato nel 2018 dalle vendite di robot in Italia, a fronte del +7% in Europa e del ben più magro +1% a livello globale, è un dato estremamente positivo che dice molto sugli sforzi che l’industria italiana sta facendo per ammodernare la sua struttura produttiva. Certo, una parte del merito va senz’altro attribuita agli incentivi previsti dal piano Industria 4.0. Ma, come è noto, gli incentivi sono un catalizzatore che non funziona se non si innesta su un terreno fertile e ricettivo.

Ma vediamo con ordine tutti i dati che sono stati presentati oggi nel corso della fiera Lamiera dal Centro Studi Ucimu, da SIRI (Associazione Italiana di Robotica) e dall’IFR (International Federation of Robotics).

In Italia nel 2018 9.237 nuovi robot

Dando un sguardo ai numeri, balza immediatamente agli occhi il balzo in avanti che l’Italia ha saputo compiere rispetto al resto del mondo. Nel 2018 sono stati prodotti 3.460 robot, in crescita del 28,7% rispetto al 2017, di cui oltre il 39% venduti all’estero.

Complessivamente il consumo di robot ha registrato un incremento a doppia cifra: +11,5% rispetto al 2017, passando dalle 8.283 unità vendute nel 2017 alle 9.237 vendute nel 2018.

La previsione per il 2019 di robot installati in Italia vede un +5%: si passerà da 9.237 a 9.700 unità.

“L’Italia rimane sempre la seconda potenza manifatturiera europea, abbiamo un’industria reale molto forte“, spiega Domenico Appendino, presidente di SIRI. “I dati positivi della robotica si inseriscono perfettamente in questo scenario. I numeri presentati oggi parlano di un aumento a due cifre, frutto certamente delle politiche industriali italiane dello scorso anno scorso, ma anche e soprattutto di un Paese che economicamente è popolato da aziende in salute. Il sentiment dei costruttori e importatori di robot si conferma positivo anche per quest’anno. Dal canto nostro per l’immediato futuro, ci aspettiamo ancora un tasso di crescita tra il 5 e 10 %, chiaramente si tratta di un sentiment. Dopo anni di crescita così importante anche un +5% sarebbe un buon risultato. Il nostro approccio all’immediato futuro dunque, è fiducioso”.

Da un’analisi sul lungo periodo, emerge un andamento differente per i costruttori italiani di robot rispetto agli importatori. Nell’arco di 11 anni, i robot importati sono passati dalle 2.709 unità nel 2008  alle 7.819 nel 2018 (+11,2% l’incremento medio annuo). Dopo la crisi del 2009,  il trend è sempre stato positivo per gli importatori, fatta eccezione per un lieve calo nel 2012.

Al contrario per i produttori nazionali il trend è stato altalenante, passando dalle 2.864 unità nel 2008  alle 3.460 unità nel 2018 (+1,9%). Dopo il picco registrato nel 2015 (3.676 unità), il 2016 ha registrato un forte calo (-25,1% rispetto all’anno precedente). Negativo anche il 2017 e solo il 2018 ha visto una ripresa delle unità prodotte (+28,7%). Non solo, buona parte della produzione è stata venduta sui mercati esteri, pertanto possiamo dedurre che la maggior parte dei robot installati in Italia provengono da fornitori stranieri.

Ma qual è il principale campo di applicazione dei robot? Si conferma la Manipolazione (l’82,4% dei robot destinati alla manipolazione sono di tipo articolato, cioè antropomorfi), con una valore quasi invariato rispetto all’anno precedente: si passa dal 77% al 76% sul totale consumo. In crescita la saldatura che passa dall’8,1% al 10%, e supera l’assiemaggio, che scivola dal 9,4% all’8,8%.

“Anche nel 2018 il mercato italiano dei robot ha avuto una crescita superiore alla media europea“, commenta Alberto Pellero di Kuka. “Questo grazie alle tante società esperte in automazione che abbiamo in Italia e che sviluppano però gran parte del loro business all’estero. Questo dato deve far riflettere soprattutto sullo sbilancio tra competenze italiane ed opportunità offerte dal tessuto industriale locale. Sarà importate, per mantenere queste Aziende leader in Italia, una politica industriale incentivante e premiante verso l’innovazione tecnologica; in caso contrario vedremo in futuro dei dati in controtendenza rispetto a quelli degli ultimi anni”.

Duilio Amico, Marketing Director and Network Development – Comau Robotics and Automation Products, rileva: “La crescita della Robotica industriale nel mercato italiano nel 2018 è confermata anche dalla nostra esperienza. In particolare, dal nostro punto di vista è importante sottolineare l’incremento nel segmento della General Industry, dove Comau ha registrato tra il 2017 e il 2018 un aumento del 15%, quasi doppio rispetto a quello di mercato (attestatosi a circa il 9%). Riguardo il 2019, siamo fiduciosi di confermare questo andamento positivo, sia con riferimento alla gamma robot ‘tradizionale’, che ai nuovi prodotti, come l’AGV Agile1500 e il nostro nuovo esoscheletro MATE. Con particolare riferimento a MATE, che abbiamo lanciato sul mercato all’inizio del 2019, registriamo una forte richiesta da parte di aziende con cui già collaboriamo e nuovi clienti”.

Mercato mondiale cresce di poco

La situazione a livello globale, come accennato in apertura, è decisamente differente rispetto allo scenario italiano: nel mondo i robot venduti nel 2018 sono stati 384 mila, pari a un +1%. A farsi sentire è in particolare la diminuzione del mercato cinese, mentre l’Europa registra una crescita del 7%.

Complessivamente il valore del mercato è pari a circa 50 miliardi di dollari.

Nel triennio 2016/2018, a livello mondiale si tratteggia dunque un quadro disomogeneo in cui America ed Europa continuano a crescere, rispettivamente con un +6% e un +7%, mentre l’Asia è sostanzialmente in stallo (-1%).

I Cobot crescono ma non ‘sfondano’

Infine c’è un mercato che registra un deciso sviluppo, quello della robotica collaborativa: vanta tassi di crescita pari al 50%.

Nonostante la crescita importante, si tratta però ancora di un settore di nicchia, che si discosta dalla robotica tradizionale offrendo applicazioni che possono affiancare gli operatori nelle linee di assemblaggio.

Le installazioni di cobot in applicazioni collaborative sono state circa 400, meno del 5% del mercato totale. Secondo le stime per il 2019, la crescita dovrebbe confermarsi per arrivare a 600-650 applicazioni, anche grazie all’apporto delle Pmi.

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Beatrice Elerdini

Giornalista di professione, reporter, copywriter, Social Media Manager e autrice di testi per la tv e il web. Da dieci anni lavoro su piattaforma Wordpress e mi nutro di SEO. Ogni giorno mi occupo di cronaca, attualità, economia e nuove tecnologie. Avete storie, notizie e curiosità da raccontare? Scrivetemi a biaraven@libero.it

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