L’Italia versa in una situazione di stallo nella produttività che dura, ormai, da più di vent’anni. Nel periodo 1995-2017, stando ai dati resi noti dall’Istat, la produttività totale dei fattori ha registrato in media una variazione nulla: alla leggera crescita della produttività del lavoro, aumentata ad un tasso medio annuo dello 0,4%, corrisponde una diminuzione di quella del capitale dello 0,7% annuo.
Sono questi alcuni dei numeri resi noti dall’Istat, che ha diffuso il report statistico sulle misure di produttività per il periodo 1995–2017 e che calcola la produttività del lavoro e quella del capitale, nonché la produttività totale dei fattori.
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La produttività del lavoro
Secondo l’istituto statistico, la produttività del lavoro in Italia, nel periodo tra il 1995 e il 2017, è rimasta praticamente al palo, con una media annua di crescita ferma allo 0,4%, un dato di quattro volte inferiore rispetto all’1,6% che è il dato medio dell’Unione Europea. Un gap di circa un punto percentuale medio annuo in tutte le diverse fasi cicliche del periodo in esame, che ha registrato solo una lieve riduzione solo nell’ultimo biennio.
Al contrario, a mantenere i tassi di crescita in linea con la media europea sono stati Germania (1,5%), Francia (1,4%) e Regno Unito (1,5%), mentre la Spagna ha segnato un tasso di crescita dello 0,6%, di poco superiore a quello dell’Italia.
Segnali di crescita nel 2017
Il 2017 ha visto finalmente crescere la produttività del lavoro e del capitale. Secondo i dati resi noti dall’Istat il valore aggiunto dell’intera economia, nel 2017, ha, infatti, registrato un aumento in volume del 2,1% rispetto al 2016. La produttività del lavoro – calcolata come valore aggiunto per ora lavorata – è aumentata dello 0,8%, mentre quella del capitale – misurata dal rapporto tra il valore aggiunto e l’input di capitale – dell’1,2%.
Nello stesso anno, la produttività totale dei fattori, dato che misura la dinamica del valore aggiunto attribuibile al progresso tecnico e ai miglioramenti nella conoscenza e nell’efficienza dei processi produttivi, è cresciuta dell’1%, con un rafforzamento della tendenza positiva in atto dal 2012, stimolata anche dall’aumento della propensione innovativa delle imprese, soprattutto industriali.
Crescono comunicazione e attività finanziarie, ma crollano professioni e costruzioni
Andando a guardare più attentamente tra le dinamiche settoriali della produttività del lavoro notiamo che, nel periodo 1995-2017, i settori di attività economica che hanno registrato i tassi di crescita della produttività del lavoro più elevati sono i servizi d’informazione–comunicazione (+2,5% medio annuo), le attività finanziarie e assicurative (+1,6%) e l’agricoltura (+1,5%). Variazioni negative caratterizzano, invece, il settore delle attività professionali (-2,2%), quelli delle costruzioni (-1,1%) e dell’istruzione, sanità e servizi sociali (-0,8%).
Nel 2016 la produttività è aumentata fortemente nel settore delle attività artistiche, di intrattenimento e di riparazioni (+3,9%) mentre le cadute più significative si osservano, ancora, nei servizi privati dell’istruzione, sanità e attività sociali (-3%) e nell’agricoltura (-1,8%). Un trend che si conferma solo in parte nel 2017. Dai dati provvisori, infatti, emerge una significativa caduta nei settori dell’agricoltura (-2,7%) e nelle attività artistiche e di intrattenimento (-1%). Per contro, si rileva una forte crescita nelle attività finanziarie e assicurative (+3,2%) e nelle attività manifatturiere (+2,1%).
L’industria traina ancora l’economia ma, nel 2016, calano agricoltura e commercio
In termini di contributi alla crescita complessiva della produttività del lavoro, i settori che tra il 1995 e il 2017 hanno fornito l’apporto maggiore sono industria (+0,3%) e servizi di informazione e comunicazione (+0,2 punti percentuali). Anche agricoltura, commercio e attività finanziarie e assicurative hanno contribuito positivamente (+0,1 punti percentuali) mentre è stato negativo l’apporto delle attività professionali (-0,2 punti percentuali), delle costruzioni (-0,1 punti percentuali) e dei servizi privati di istruzione, sanitari e sociali (-0,1 punti percentuali).
La lieve diminuzione della produttività del lavoro registrata nel 2016 (-0,1%) è dovuta principalmente ai contributi negativi di agricoltura, commercio, servizi privati di istruzione, sanitari e sociali (-0,2 punti percentuali) e delle costruzioni (-0,1 punti percentuali), in parte compensati dai contributi positivi dell’industria (+0,3 punti percentuali) e dei servizi di informazione e comunicazione (+0,2%).
Il risultato positivo del 2017 (+0,8 punti percentuali) è, invece, attribuibile soprattutto al forte contributo positivo dell’industria (+0,7 punti percentuali) e a quello delle attività finanziarie e assicurative (+0,2 punti percentuali); l’unico contributo negativo arriva, invece, dal settore delle costruzioni (-0,1 punti percentuali).