L’iperammortamento sarà rinnovato, sì, ma non nella stessa misura di quest’anno. Finalmente abbiamo, nero su bianco, un documento che spiega come funzionerà il rinnovo del più apprezzato tra gli incentivi presenti nel piano Impresa 4.0.
Si tratta del Documento Programmatico di Bilancio, inviato dal ministro Giovanni Tria stanotte a Bruxelles, nel quale sono descritti in sintesi provvedimenti e cifre che andranno a comporre la prossima Legge di Bilancio, che pure è stata approvata lunedì sera, ma il cui testo non è ancora pubblico.
Ebbene, nella Tabella III dedicata alle “Misure Discrezionali Adottate Dalle Amministrazioni Pubbliche” compare proprio il rinnovo dell’agevolazione, che viene presentata come “Proroga del bonus fiscale sugli ammortamenti connessi agli investimenti in macchinari e attrezzature effettuati nel 2019 per contribuire al rinnovamento del capitale produttivo delle imprese, con alcune modifiche nell’entità”.
La previsione si sostanzia in una proroga per un solo anno e in una sostanziale riduzione del beneficio. La voce denominata “Ulteriore proroga Super- e iper-ammortamento” specifica infatti che si tratterà di “proroga con riduzione per il 2019 del regime dell’Iper ammortamento (175% + 120% software)”.
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Iperammortamento al 175% sui beni materiali e al 120% sui beni immateriali
La dicitura “super” non deve trarre in inganno: non si tratta infatti del super ammortamento che abbiamo conosciuto in questi ultimi tre anni – e del quale non c’è traccia, quasi certamente non sarà rinnovato – ma della maggiorazione dell’ammortamento per i beni immateriali (software) previsti nel famoso Allegato B. Maggiorazione che quest’anno era al 140% e che sarà ridotta al 120%.
Quanto all’iperammortamento vero e proprio, quello sui beni materiali, il vantaggio sarà letteralmente dimezzato. Il valore “aumentato” del bene passerà dal 250% al 175%, cioè il vantaggio si ridurrà dal 150% al 75%: una riduzione davvero significativa.
“Non è facile collegare questo provvedimento con quanto pareva fosse l’indirizzo governativo”, commenta Alfredo Mariotti, direttore di Ucimu – Sistemi per Produrre, l’associazione che rappresenta i costruttori di macchine utensili. “Si era partiti dicendo che ci sarebbe stato un grande appoggio alle Pmi. Se la risposta rimarrà quanto si legge, non mi pare esista congruenza. In più si è tolta la Sabatini e il finanziamento alla Formazione, in particolare quella interna che agevolava il passaggio dalla figura di operaio a quella di tecnologo di base”.
Resta soltanto un dubbio: è possibile che la cifra indicata nel Documento Programmatico di Bilancio sia una “media” tra diverse aliquote che saranno proposte a seconda dell’ammontare dell’investimento. Quanto al credito d’imposta per la formazione 4.0, la speranza è che il rinnovo sia “annegato” in qualche altra voce di spesa. Per saperlo occorre attendere la pubblicazione del Disegno di Legge di Bilancio.
La mini Ires per chi destina gli utili ad assunzioni o investimenti
A compensare la delusione per la riduzione dell’iperammortamento arriva la mini Ires. Questo è quello che è scritto nel Documento Programmatico di Bilancio
Dal periodo d’imposta 2019, le aziende che investono e assumono lavoratori possono fruire di un regime agevolato che riduce l’aliquota IRES dal 24% al 15% per la quota di utili reinvestita in beni strumentali nuovi e in nuova occupazione. Si tratta di una misura condizionata alla destinazione degli utili a investimenti produttivi, che non si traducono in un mero rafforzamento patrimoniale e finanziario dell’impresa (come avveniva per la precedente ACE, l’Aiuto alla Crescita Economia delle imprese, contestualmente abrogata) in modo da produrre un beneficio complessivo in termini di rinnovamento degli impianti e potenziamento del comparto produttivo.
Per le aziende che si troveranno nelle condizioni di sfruttare questa opportunità sarà un bel vantaggio: avranno infatti un 9% di risparmio di tasse sulla quota di utili reinvestita in acquisto di macchinari.