L’industria metalmeccanica cresce ancora ma bisogna “aumentare la forza delle imprese per dare forza al paese”. È questo il messaggio che emerge dalla presentazione dei risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 147a edizione, che ha fatto il punto sull’andamento del settore e sulle iniziative delle sezioni metalmeccaniche – meccatroniche. Un impulso necessario, quello chiesto dalle imprese del comparto, anche perché, nonostante la fase sia, ancora, moderatamente espansiva, le previsioni sono all’insegna di un rallentamento.
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Metalmeccanica in crescita, +4,9% rispetto al primo trimestre 2017
Secondo l’analisi, che trova riscontro anche nelle dinamiche produttive di fonte ISTAT: nel secondo trimestre del 2018 la produzione metalmeccanica è cresciuta dello 0,9% rispetto al primo, mentre, nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente l’incremento è stato pari al 4,9%.
A trainare il trend di crescita, nella prima metà dell’anno in corso, i buoni risultati ottenuti: nella produzione di Altri mezzi di trasporto (+9,1%), dalla attività relativa alla Meccanica strumentale (+5,8%) e dalla produzione di Macchine e apparecchi elettrici (+5,9%) e di Prodotti in metallo (+4,4%) mentre sono più contenuti gli incrementi avuti nel comparto degli Autoveicoli e in quello della Metallurgia.
Trend ancora positivo ma si teme rallentamento
Un andamento positivo che, secondo le previsioni, dovrebbe proseguire anche nel corso del trimestre successivo anche se con una crescita più contenuta rispetto al recente passato. “L’Industria Metalmeccanica italiana – ha sottolineato Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica – comincia ad attraversare una fase di rallentamento”.
“C’è disomogeneità delle previsioni per gli ordini e la produzione – spiega – che, in alcuni comparti e per alcune aziende operanti in mercati particolarmente sotto stress, manifestano un peggioramento. Sulle prospettive a breve pesano inoltre le incognite relative alle dinamiche geo politiche internazionali che generano un clima di incertezza”.
Più impresa per avere più lavoro, ecco il “manifesto” delle imprese
La strada indicata, quindi, è quella di puntare di “più” sulle imprese perché solo così ci può essere “più” lavoro. “Questa è l’unica equazione possibile – continua Astori – perché senza imprese non c’è, e non ci può essere lavoro, benessere e sviluppo. Per questo le imprese metalmeccaniche (che producono l’8 % del Pil, quasi il 50% dell’export nazionale e occupano 1 milione e settecentomila lavoratori) lanciano un messaggio forte, chiaro e semplice con due sole parole: Più Impresa!”.
“Con Più Impresa! – ha commentato Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica – si afferma la centralità del manifatturiero ed in particolare della metalmeccanica. E’ necessario che le istituzioni nazionali operino in maniera coordinata per sostenere gli investimenti in tecnologia e innovazione; creare sistemi educativi che consentano di rispondere ai fabbisogni delle imprese di oggi e di domani; avere un mercato del lavoro flessibile, per consentire alle aziende di adattarsi ai cambiamenti, e inclusivo, che rafforzi le tutele sociali con politiche attive basate sull’apprendimento permanente”.
Tutti i “più” delle imprese metalmeccaniche
Più Metalmeccanica. Il 95% delle nostre Imprese hanno meno di 50 dipendenti. La Metalmeccanica è il motore del- l’economia Italiana. Rappresenta l’8 % del Pil, quasi il 50% dell’export Nazionale e occupa 1 milione e settecentomila lavoratori. Servono politiche industriali mirate e azioni coordinate a livello europeo per fronteggiare le tensioni com- merciali globali.
Più Istruzione e Formazione. Il 48% delle Aziende metalmeccaniche non riesce a reperire Persone con le conoscenze necessarie. In particolare 20 imprese su 100 non trovano lavoratori con competenze professionali in tecnologie avan- zate e digitali ed il 22% non trova lavoratori con competenze tecniche di base di tipo tradizionale. Incentivare l’alter- nanza scuola lavoro e l’apprendimento permanente per creare profili che le nostre Aziende non trovano sul mercato.
Più Innovazione. La Metalmeccanica produce il 100% dei beni di investimento attraverso i quali trasferisce tecnologia a tutti i settori e ai diversi rami dell’economia. Rendere strutturali e potenziare i finanziamenti degli investimenti in macchinari, processi, modelli di business innovativi e nella creazione di competenze funzionali ad Industry 4.0.
Più Flessibilità. È necessaria per avere la possibilità di adattarsi ai cambiamenti. Il 40% dei lavoratori assunti a tempo indeterminato nelle Aziende metalmeccaniche sono trasformazione di contratti flessibili. Il 96% dei lavoratori metalmeccanici sono a tempo indeterminato.
Più Competitività. Il costo del lavoro per unità del prodotto (CLUP) in Italia dal 2000 ad oggi è cresciuto del 26%. Occorre ridurre il costo del lavoro e aumentare la produttività. Incentivare con detassazione e decontribuzione ogni forma di collegamento tra salari e produttività. Combattere la burocrazia (che è il primo fattore problematico per fare Impresa in Italia*).
Ecco i numeri del comparto, export per 113 miliardi
Nel periodo gennaio-giugno 2018 le esportazioni, pari a circa 113 miliardi di euro, sono mediamente aumentate del 3,8% a fronte di un incremento del 5,0% delle importazioni. Il conseguente saldo positivo di 25 miliardi di euro è risultato uguale a quello realizzato nello stesso periodo del 2017.
All’export metalmeccanico hanno contribuito principalmente i flussi diretti verso i paesi dell’Unione europea (+7,3%) che hanno più che compensato la flessione registrata verso i mercati extracomunitari (-0,6%).
Lavoro, un’impresa su due non trova personale specializzato
Per quanto riguarda il fattore lavoro, il ricorso all’istituto della Cassa Integrazione Guadagni in questi primi sei mesi si è ridotto del 48,1% rispetto al 2017 e la dinamica occupazionale nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 addetti si conferma moderatamente positiva (+0,8%).
Nelle previsioni a breve dell’indagine, i livelli occupazionali dovrebbero rimanere positivi ma in misura più contenuta rispetto al passato. Sono risultate pari al 48% le imprese che hanno dichiarato di avere difficoltà a reperire manodopera specializzata sul mercato del lavoro ed è stato inoltre evidenziato che la carenza ha riguardato, in ugual misura, le figure professionali con elevato contenuto tecnologico e quelle con competenze di tipo tradizionale.
“La flessibilità per l’Industria metalmeccanica non è precarietà – spiega Stefano Franchi – il 96% dei lavoratori metalmeccanici sono a tempo indeterminato. E’ necessario, però, ridurre il costo del lavoro e aumentare la produttività. Incentivare ogni forma di collegamento tra salari e produttività; abbattere la burocrazia che secondo il World Economic Forum è al primo posto tra i fattori problematici per fare Impresa in Italia. Questo per esser competitivi in un mercato difficile, grande come il Mondo. Non siamo soli. Dobbiamo essere più bravi, più efficienti e costare di meno”.