Lotta alla burocrazia, crescita sostenibile e investimenti: sono alcuni dei temi toccati da Carlo Cottarelli nell’ambito del trentanovesimo meeting di Rimini per l’Amicizia tra i popoli. L’economista Cottarelli, che nei mesi scorsi era stato indicato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella come papabile premier, già commissario alla spending review, è attualmente direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università cattolica di Milano.
Il suo intervento rientra nell’incontro “Come si risparmia, le risorse per lo sviluppo”, nel corso del quale ha parlato anche Tommaso Nannicini, senatore del Pd e professore ordinario di Economia politica all’Università Bocconi. I due esperti sono stati introdotti da Alberto Brugnoli, professore di Economia pubblica all’Università di Bergamo.
Indice degli argomenti
“Sostenibilità, ma prima la crescita”
“Noi prima di tutto dobbiamo avere lo sviluppo, la realtà drammatica è che sono vent’anni che non cresciamo. Abbiamo lo stesso reddito medio pro capite che avevamo un tempo: è necessario che il Pil riprenda a crescere. Poi, la sostenibilità della crescita è essenziale da diversi punti di vista”. Dal punto di vista macroeconomico, “vorremmo una crescita stabile“.
Importante anche capire “come minimizzare l’impatto sul pianeta della nostra attività economica”, affrontare il “problema di distribuzione del reddito. Una crescita ingiusta in cui la distribuzione del reddito è sfavorevole verso la maggior parte della popolazione è poco sostenibile e poi riduce la media del tasso di crescita”. Terzo importante aspetto, “l’uguaglianza nelle opportunità, nei punti di partenza, ognuno deve avere una possibilità nella vita. In Italia non è stato abbastanza sviluppato, si dice che siamo uno dei Paesi in cui l’ascensore sociale funziona poco. Credo ci sia per l’Italia la priorità che l’ascensore sociale funzioni, una condizione essenziale per rendere non solo la crescita ma anche la società sostenibile”.
La burocrazia? Un vincolo allo sviluppo
L’analisi dell’economista sulla situazione economica attuale in Italia, rileva che “abbiamo perso competitivà, è più conveniente andare a investire in altri Paesi”. I problemi secondo l’economista sono “il clima degli investimenti non appropriato in Italia e la fragilità della situazione dei conti pubblici. Abbiamo il secondo debito pubblico più alto in rapporto al Pil in area Euro. Più alto di noi l’ha solo la Grecia, ma ha un vantaggio: il loro debito è detenuto dagli altri Paesi europei, non è detenuto dai mercati finanziari – ha precisato -. Questa debolezza ci espone al rischio di una crisi come quella del 2011. C’è un problema di finanza pubblica che va risolto”.
I grandi mali che affossano il Paese per l’economista sono evasione fiscale, corruzione, eccesso di burocrazia, crollo demografico e lentezza giustizia, il divario tra Sud e Nord: “La burocrazia costa moltissimo alle imprese italiane. Il costo della burocrazia in Italia eccede i trenta miliardi all’anno”. Dunque si rende “necessario un cambio di passo nella riforma della burocrazia in Italia. La burocrazia porta con sé anche un problema di lentezza”.
Le risorse e le riforme
Ridurre la tassazione, abbassare il debito pubblico, puntare su istruzione e infrastrutture i quattro punti fondamentali da curare per rendere il Paese appetibile: “Ci vogliono dei governanti che abbiano il coraggio di avere una visione a lungo termine. Occorrono anche i soldi per rendere l’Italia un posto dove si investe volentieri”. Per richiamare investitori è necessario “abbassare la tassazione, c’è necessità di rafforzare le finanze pubbliche italiane, puntare sulla pubblica istruzione”. A ciò si aggiungono fondi per “le infrastrutture”.
In questo ambito “quello che conta non è solo la quantità di spesa: attualmente spendiamo rispetto al Pil tanto quanto la Germania. Ma storicamente abbiamo avuto una bassa qualità, dobbiamo imparare a spendere meglio. Questo ha avuto a che fare con un problema di corruzione”.
I consigli per lo Stato su come risparmiare
Dove reperire queste risorse? Secondo Cottarelli, risparmiando. L’economista ha spiegato che le voci di spesa statali sono tre, gli acquisti (circa 150 miliardi di euro), la spesa per i dipendenti pubblici (circa 165 miliardi di euro), e “la voce più grossa, i trasferimenti: denaro che lo Stato dà a imprese e famiglie”. Bisogna “imparare a comprare a prezzi più bassi, evitare il superfluo“.
Seguono problemi “di dirigenti pubblici che hanno stipendi troppo elevati” e un numero di dipendenti pubblici “eccessivo in certi settori”, per cui si può far fare al pubblico servizi che si acquistano da esterni del settore privato. Riguardo alla terza area “basta cambiare la legge”, parlando di pensioni e sussidi. La scelta per Cottarelli comporta la domanda “lo stato sta dando soldi a chi ne ha davvero bisogno oppure no?”, sottolineando che “ci vuole una rete di protezione per chi davvero è in difficoltà” ma ci sono anche “sussidi inutili”.
I giovani indebitati
Sulla situazione dei giovani, Cottarelli precisa che “Ai nostri figli lasciamo in eredità di negativo è quella di fare scelte difficili. I giovani sono stati svantaggiati dalle nostre scelte. La crisi è stata pagata dai giovani e dagli altri ma non dagli anziani. Il reddito si è spostato a favore degli anziani, non perché siano diventati ricchi ma perché sono stati protetti più rispetto ai giovani dagli effetti della crisi economica”. E ha aggiunto: “I veri poveri sono più frequenti tra i giovani che tra gli anziani”.
Nessuna proposta dalla politica
Rispondendo a una domanda a margine dell’incontro, Cottarelli ha spiegato di non avere in programma al momento di entrare in politica, né di aver ricevuto richieste da quel mondo. “Io lavoro da tecnico al momento ma cerco di diffondere idee sulla buona gestione dei conti pubblici – ha sottolineato l’economista -. Non è mia intenzione al momento scendere in campo, candidarmi per qualunque cosa. Poi le cose possono sempre cambiare”.