Il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, ha finalmente parlato apertamente delle misure di incentivo parte del Piano Impresa 4.0 varato dal precedente esecutivo. Lo ha fatto nella giornata di ieri, 12 luglio, nel corso dell’audizione davanti alle Commissioni riunite Attività produttive, Lavoro e Affari sociali della Camera, dove ha presentato le linee programmatiche dei suoi dicasteri. “Impresa 4.0, secondo l’ultimo rapporto Istat, sta funzionando. Vogliamo continuare ad agevolare le misure che hanno avuto un grande riscontro presso il mondo produttivo e confermeremo alcuni strumenti, cercando soprattutto di migliorarne l’accesso perché dal mondo dell’impresa ci viene segnalato che ci sono ancora problemi legati alle procedure burocratiche”, ha detto.
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Made in Italy e delocalizzazioni
“La spina dorsale dell’industria Italiana sono le micro, piccole e medie imprese, per le quali le misure nell’interesse di lavoratori e imprese vanno nella stessa direzione. Vogliamo incoraggiare gli imprenditori e scoraggiare i ‘prenditori’, che non hanno a cuore l’interesse del Paese”, ha detto il Ministro. Il Governo, spiega Di Maio, intende tutelare il Made in Italy dalle contraffazioni. “In questo ambito si inserisce anche la lotta alle delocalizzazioni, come abbiamo iniziato a fare nel Decreto Dignità, perché delocalizzando si depaupera il nostro know how, accumulato negli anni grazie alle nostre maestranze”.
La semplificazione
Gli imprenditori – ha proseguito il Ministro – hanno diritto a fare impresa in modo semplice ed essere trattati “come imprenditori e non come compilatori di scartoffie. Vogliamo semplificare non aggiungendo nuove norme, ma rendendo più agili le norme esistenti e abolendo quelle inutili”.
Export e internazionalizzazione
Vogliamo aiutare le imprese ad espandersi promuovendo il brand Italia e il made in Italy a livello globale. “Vogliamo arrivare almeno a 300 mila imprese esportatrici stabili, incrementare il fatturato dell’export medio oltre i 500 mila euro e far sì che l’export sia diretto in media ad almeno 5 mercati esteri”.
“Vogliamo poi attrarre investimenti dall’estero intervenendo sui costi di avvio d’impresa, l’ottenimento dei permessi edilizi, l’abbassamento del costo di allacciamento elettrico, l’accesso al credito, la risoluzione delle dispute commerciale, le insolvenze e la semplificazione del pagamento delle imposte”.
La Banca per gli Investimenti
“Vogliamo anche far nascere nuove imprese non solo sburocratizzando, ma anche introducendo una serie di misure economiche. Daremo il via a una Banca per gli Investimenti, che dovrà usufruire di una diretta garanzia dello Stato. Vogliamo inoltre rafforzare alcuni strumenti esistenti che secondo noi stanno funzionando, ma che richiedono dei miglioramenti, come il Fondo di Garanzia per le PMI, introducendo nuove misure in favore della micro imprenditorialità”.
Venture Capital
“Sulle nuove imprese che si occupano di nuove tecnologie ora investiamo circa 130 milioni di euro annui: briciole rispetto agli altri Paesi europei. Vogliamo potenziare il mercato del Private Equity e in particolare il Venture Capital e per fare questo vogliamo convogliare una quota del risparmio dei fondi previdenziali e assicurativi verso le PMI, anche attraverso la creazione di una piattaforma pubblica che favorisca forme di aggregazione tra fondi pensione e casse di previdenza, ovviamente garantendo una redditività. Vogliamo poi rendere più agevole l’utilizzo del agevolazione fiscale dei PIR da parte degli investitori istituzionali e convogliare le risorse dei PIR verso startup e imprese non quotate. Per favorire un maggiore attivismo della finanza pubblica, oltre a creare un ecosistema di finanziamenti vogliamo rafforzare ulteriormente le misure in favore delle startup per coinvolgere i giovani in un processo di avvio all’imprenditorialità innovativa. La priorità in questo campo è semplificare e digitalizzare le comunicazioni informative previste per le startup innovative e prevedere ulteriori riduzioni di costi per tutta la durata del periodo di iscrizione nella sezione speciale del registro delle imprese. Inoltre vogliamo rendere veramente Smart il nostro paese trasformando le esigenze del settore pubblico in un volano di politica industriale innovativo”.
Impresa 4.0 e sviluppo sostenibile
Il Ministro poi ha parlato di Impresa 4.0 che, “secondo l’ultimo rapporto Istat, sta funzionando. Vogliamo continuare ad agevolare le misure che hanno avuto un grande riscontro presso il mondo produttivo e confermeremo alcuni strumenti, cercando soprattutto di migliorarne l’accesso perché dal mondo dell’impresa ci viene segnalato che ci sono ancora problemi legati alle procedure burocratiche“, ha detto Di Maio.
“Impresa 4.0 sarà sempre di più Impresa 4.0 – ricordiamo che era nato come Industria 4.0. Vogliamo un modello di sviluppo sostenibile. Per questo l’economia circolare è uno dei capisaldi della nostra politica industriale ed entra nel contratto di governo sin dal primo momento. Inizieremo a razionalizzare e armonizzare la normativa ambientale in materia di rifiuti per fornire alle imprese un quadro certo in cui operare. La direzione su cui ci muoviamo è quella della cosiddetta ‘fine del rifiuto‘ ossia favorire il mantenimento del ciclo produttivo delle risorse materiali e lo sviluppo del mercato delle materie prime secondarie. A sostegno di questa iniziativa e sarà indispensabile aggiornare anche il sistema della responsabilità estesa del produttore in linea con le nuove disposizioni europee e con la diffusione del modello circolare, in modo da massimizzare l’efficienza della filiera del recupero dei materiali, prevedendo sistemi di controllo per un continuo miglioramento dell’efficienza, dell’efficacia e della qualità dei servizi”.