Big data, in Italia più investimenti. Le imprese spendono 1,1 miliardi

Aumentano gli stanziamenti sui programmi per gestire le informazioni in grande quantità. E nelle aziende arrivano i tanto attesi data scientist

Pubblicato il 22 Nov 2017

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Cresce il mercato dei big data analytics in Italia. Nel 2017 il settore degli strumenti per estrarre informazioni di valore dai grandi silos di dati raggiunge il valore di 1,1 miliardi di euro, in aumento del 22% rispetto all’anno scorso. Il traino delle attività è legato agli affari delle grandi aziende, che generano l’87% della spesa complessiva italiane. Le piccole e medie imprese sono ancora in minoranza, anche se dimostrano di aver recepito il messaggio visto che in un anno gli investimenti sul settore sono cresciuti del 18%. I dati sono frutto dell’ultima ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano.

Carlo Vercellis

Scelta obbligata

“Il valore del mercato analytics continua a crescere a ritmi elevati e quest’anno ha superato la soglia del miliardo di euro – commenta Carlo Vercellis, responsabile scientifico dell’Osservatorio -. È il segnale che le grandi imprese ormai conoscono le opportunità offerte dai big data e hanno una strategia data driven orientata agli aspetti predittivi e all’automatizzazione di processi e servizi. L’utilizzo dei big data analytics è indispensabile per non rischiare di perdere capacità competitiva: le imprese che negli anni scorsi hanno saputo approfittarne, affiancando all’innovazione tecnologica un modello organizzativo capace di governare il cambiamento, oggi si trovano in portafoglio processi più efficienti, nuovi prodotti e servizi con un ritorno dell’investimento certo e misurabile”.

L’opinione dei manager

Il Politenico ha interpellato anche 1.100 tra responsabili innovazione (chief innovation officer), responsabili IT e altre figure di responsabilità di medie e grandi aziende. È emerso che il 43% di loro riconosce che i big data e gli strumenti per analizzari siano la priorità di investimento nel 2018. Le aziende hanno già preso provvedimenti. Quasi una ogni due ha assunto uno o più data scientist, passando dal 31% del 2016 al 45% di quest’anno. Tuttavia, solo il 17% delle imprese si può considerare un’azienda big data a tutti gli effetti, mentre le altre devono ancora compiere i passi per maturare.

Alessandro Piva, responsabile della ricerca, riconosce che “anche le pmi mostrano un diffuso interesse per l’analisi dei dati, con l’utilizzo di strumenti di data visualization e analytics di base, ma anche servizi di supporto alle attività di marketing. Sebbene coprano ancora oggi soltanto il 13% del mercato, la crescita della spesa è un segnale che, seppur più lentamente, si stanno muovendo nella giusta direzione”.

Chi spende di più

I dati raccolti dal Politecnico evidenziano che il settore più interesato dalla rivoluzione è quello bancario (28%), seguito da manifatturiero (24%), telco e media (14%), PA e sanità (7%), servizi (8%), grande distribuzione organizzata (7%), utility (6%) e assicurazioni (6%). Se si prende in considerazione la crescita però guidano la graduatoria assicurazioni, manifatturiero e servizi, con tassi superiori al 25%.

Perché si investe? Per il miglioramento dell’engagement con il cliente (70% dei casi), per aumentare le vendite (68%), ridurre l’arrivo sul mercato (66%) o ampliare la rosa di prodotti e servizi e l’ottimizzazione dell’offerta attuale per aumentare i margini (64% ciascuno).

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Luca Zorloni

Cronaca ed economia mi sono sembrate per anni mondi distanti dal mio futuro. E poi mi sono ritrovato cronista economico. Prima i fatti, poi le opinioni. Collaboro con Il Giorno e Wired e, da qualche mese, con Innovation Post.

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