A soli sei mesi dal “Decreto Sud”, emanato a fine 2016 e poi convertito in legge con significative modifiche a fine febbraio 2017, arriva un nuovo provvedimento di urgenza per stimolare la crescita del mezzogiorno. Nel corso della giornata di venerdì 9 giugno il Consiglio dei ministri ha infatti approvato un decreto legge contenente “disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno”. Se il precedente intervento introduceva significative modifiche al cosiddetto “bonus sud”, cioè il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nelle aree depresse, il nuovo provvedimento mira a incentivare, anche con significative risorse aggiuntive, la nuova imprenditorialità, prevede una specifica disciplina per la istituzione di zone economiche speciali (ZES), con particolare riferimento alle aree portuali, nonché una serie di misure di semplificazione e per la velocizzazione degli investimenti, pubblici e privati, nel Mezzogiorno.
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Trattenere il capitale umano
Attraverso la misura “Resto al sud” il decreto intende offrire un forte sostegno alla nuova imprenditorialità, prevedendo, per i giovani meridionali che non dispongano di mezzi propri per avviare un’attività propria – nell’ambito della produzione di beni nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato, dell’industria o dei servizi – una dotazione di 40.000 euro a copertura dell’intero investimento e del capitale circolante. Sono escluse le spese per progettazione e quelle per personale, al fine di evitare di alimentare mercati delle consulenze e comportamenti opportunistici, mentre è prevista la possibilità di azioni di accompagnamento nelle fasi di sviluppo del progetto imprenditoriale da parte di enti pubblici e non, opportunamente accreditati.
Il 35% dell’importo (14.000 euro) sono a fondo perduto, mentre i restanti 26.000 euro saranno concessi a tasso zero ed erogato tramite il sistema bancario, con il beneficio della garanzia pubblica, attraverso apposita sezione del Fondo di Garanzia per le PMI.
Si tratta di una misura pluriennale: la dimensione del finanziamento globale della misura assicurerà che la stessa non si esaurisca in tempi brevi al fine di fornire uno stimolo all’economia meridionale nei prossimi anni. Sono inoltre previste ulteriori misure per sostenere l’imprenditoria giovanile nel settore agricolo in ragione delle sue specificità.
Le zone economiche speciali
Il decreto istituisce e regolamenta le Zone Economiche Speciali (ZES), che saranno concentrate nelle aree portuali e nelle aree ad esse economicamente collegate. Lo scopo è di sperimentare nuove forme di governo economico di aree concentrate, nelle quali le procedure amministrative e le procedure di accesso alle infrastrutture per le imprese, che operano o che si insedieranno all’interno delle aree, siano coordinate da un soggetto gestore in rappresentanza dell’Amministrazione centrale, della Regione interessata e della relativa Autorità portuale, al fine di consentire una progettualità integrata di sviluppo della ZES, con l’obiettivo di rilanciare la competitività dei porti delle regioni meridionali.
Allo stesso scopo, le ZES saranno dotate di agevolazioni fiscali aggiuntive, rispetto al regime ordinario del credito d’imposta al sud. In particolare, oltre agli investimenti delle PMI, saranno eleggibili per il credito d’imposta investimenti fino a 50 milioni di euro (l’attuale limite è di 15 milioni) per attrarre player internazionali di grandi dimensioni e di strategica importanza per il trasporto marittimo e la movimentazione delle merci nei porti del Mezzogiorno. Le ZES saranno attivate su richiesta delle regioni meridionali interessate, previo adeguato progetto di sviluppo, e queste ultime saranno pienamente coinvolte nel loro processo di istituzione e nella loro governance.
Le altre misure
Il decreto prevede, inoltre, strumenti di velocizzazione degli investimenti pubblici e privati, la semplificazione delle procedure adottate per la realizzazione degli interventi dei Patti per lo sviluppo nelle regioni del Mezzogiorno, accelerando i tempi e riducendo gli oneri a carico delle Amministrazioni centrali. Con una specifica misura di valorizzazione dei Contratti Istituzionali di sviluppo si rende invece possibile l’utilizzo di questa forma di gestione dell’attuazione degli interventi di notevole complessità nei programmi operativi, finanziati con risorse nazionali e comunitarie, che ha dato buoni frutti nelle esperienze già attive.
Niente proroga dell’iperammortamento?
Il testo licenziato ieri dal Consiglio dei Ministri non conterrebbe al momento la “mini-proroga” del termine di consegna per i beni che godono dell’incentivo dell’iperammortamento, che doveva essere portata da giugno a luglio o a settembre 2018, sulla quale Il Sole 24 Ore aveva invece scommesso. Ma il testo del decreto-legge non è ancora definitivo né pubblico: dovrà infatti essere prima trasmesso al Quirinale per la firma e poi sarà inserito nella prossima Gazzetta Ufficiale.
L’intervento sull’iperammortamento potrebbe comunque rientrare dalla “finestra”, in occasione della procedimento di conversione in legge del decreto stesso (come fu nel caso del primo Decreto Sud), che dovrà avvenire entro 60 giorni, o essere oggetto di una più organica revisione della misura il prossimo autunno. Ricordiamo in proposito che Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese, ha recentemente dichiarato che gli incentivi che dimostreranno di funzionare saranno rinnovati.
Aggiornamento del 20/6
Nel testo finale pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20/6/2017 è sarebbe stata inserita la mini-proroga da giugno a luglio per le consegne.