La digitalizzazione? Sarà la normalità. I 12 comandamenti di Diego Piacentini.

Pubblicato il 19 Dic 2016

maximkostenko


Diego Piacentini, commissario straordinario per l’attuazione dell’agenda digitale, risponde alle critiche ricevute nelle scorse settimane e rilancia, in un post pubblicato sul social network Medium, l’attività del suo Team per la Trasformazione Digitale. “Nessuno può realisticamente pensare che due anni – la durata del mandato del Team di Trasformazione Digitale – siano un tempo sufficiente a digitalizzare la Pubblica Amministrazione italiana. L’obiettivo che ci poniamo è quello di attivare un processo di cambiamento e di fare in modo che la digitalizzazione non sia più “straordinaria” ma diventi la normalità nella PA“, scrive.

Nel suo post Piacentini parla del suo Team, costruito con un network di intelligenze provenienti da ogni angolo dell’Italia e del mondo. Parla poi della necessità di costruire un “sistema operativo del Paese” perché “la digitalizzazione non è solo un insieme di progetti tecnologici”.

In Italia, spiega Piacentini, manca “una chiara esecuzione e reingegnerizzazione dei processi grazie alle nuove tecnologie”. Il Commissario poi aggiunge: “Una cosa che vorremmo mettere in chiaro è che l’innovazione non è un punto di arrivo ma un percorso continuo e non ci si può mai permettere il lusso di sentirsi arrivati: domani si deve sempre far meglio di oggi”.

Ma ecco quali sono i dodici punti del programma di azione, che saranno dettagliati a breve: dei veri e propri “comandamenti” della semplificazione digitale.

1. SICUREZZA “La responsible disclosure – tra hacker etici e non” – Non esistono software “sicuri”: la sicurezza è un processo iterativo, in cui si identificano e chiudono ogni volta nuove falle. Vogliamo creare una policy che spieghi a tutti coloro che identificano un problema di sicurezza come segnalarlo in modo adeguato, tutelando gli utenti coinvolti grazie a una pronta risoluzione, e incentivare così tutti i cosiddetti “hacker etici” ad aiutarci in questo compito.

2. ANPR (Anagrafe Nazionale Popolazione Residente) “I dati devono essere unici e in un unico luogo” – Oggi le nostre identità sono disperse in ottomila anagrafi comunali. Dobbiamo portarle in una sola anagrafe, guadagnando in efficienza e risparmiando soldi ed energia, perché il cittadino non debba più preoccuparsi di comunicare a ogni ufficio della Pubblica Amministrazione i suoi dati anagrafici o il cambio di residenza, per semplificare le procedure di variazione e uniformarle a livello nazionale, perché sia possibile ottenere certificati senza più bisogno di recarsi allo sportello. Questo passo è una premessa per rendere possibili successive innovazioni che oggi sarebbero impossibili o molto costose. Si tratta di un progetto esistente di cui stiamo fortemente accelerando la realizzazione e il completamento.

3. PAGOPA “Per pagare basta un click” – Un modo diverso e più naturale per i cittadini di pagare la Pubblica Amministrazione, che diventi più immediato, veloce, e più economico per il Paese. Il cittadino deve poter scegliere metodi di pagamento moderni, a minima frizione, e il mercato deve potersi integrare, aggiungendo facilmente nuovi strumenti di pagamento innovativi. Vogliamo rendere il sistema più aperto e flessibile.

4. SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) “L’identità di una persona è una, è certa, è per sempre” – Un’identità digitale (SPID) sicura, semplice da utilizzare e da ottenere, perché cittadini e imprese possano identificarsi con la Pubblica Amministrazione, accedendo ai servizi pubblici senza bisogno di portare con sé documenti di identità cartacei o compilare innumerevoli moduli online. Una volta ottenuto SPID, potrete usarlo per autenticarvi su tutti i siti della PA, senza dover dover seguire procedure diverse e a volte complicate. Un solo account e una sola password per tutti i servizi.

5. APPLICAZIONI CHE SI PARLANO “Un ecosistema di API” – I sistemi informatici della Pubblica Amministrazione devono essere connessi tra loro e parlare la stessa lingua, rendendo disponibile l’informazione immediatamente dove serve. Se le applicazioni si parlano non sarà mai il cittadino o il funzionario pubblico a estrarre dati da un sistema (magari stampando su carta) per inserirli in un altro sistema, né sarà chiesto al cittadino di fornire dati di cui la PA già dispone. Tutte le applicazioni dovranno esporre interfacce comprensibili alle macchine (le famose API – Application Programming Interface) e lavorare in maniera integrata, collaborativa e sicura, facilitando il riuso delle applicazioni esistenti per costruire nuove soluzioni più potenti e innovative. Pochi componenti centrali (infrastrutture immateriali) forniranno funzionalità di base; ogni macro ambito potrà così concentrarsi solo sullo sviluppo degli applicativi specifici degli ecosistemi (ad esempio gli ecosistemi di sanità, scuola, giustizia, fisco, imprese, ecc.). Ove possibile le interfacce dovranno essere aperte e diventare strumenti abilitanti per i privati che potranno costruire applicazioni per interagire con la Pubblica Amministrazione. Così facendo il cittadino comunicherà i suoi dati una volta e basta.

6. COMMUNITY “Dagli individualismi al lavoro di squadra” – L’Italia è piena di meravigliosi talenti nel digitale e in tantissimi ci stanno contattando in questi giorni. Come poter sfruttare questa energia e questo entusiasmo intorno al nostro progetto? Dobbiamo cambiare il modo in cui lavora la Pubblica Amministrazione, utilizzando standard e software aperti, e realizzando API documentate pubblicamente, non con un linguaggio giuridico ma tecnico, intorno alle quali poter coinvolgere una community di sviluppatori che crei innovazione.

7. UN PROGETTO APERTO “Servizi e contenuti digitali a misura di cittadino e imprese” – Vogliamo costruire servizi progettati su misura per i cittadini e le imprese, e ideati a partire dai loro bisogni. E lo smartphone, in questo momento, è lo strumento digitale più vicino alle persone: abbiamo il mondo in tasca sui nostri telefoni, dobbiamo fare spazio anche ai servizi pubblici. Per raggiungere questo obiettivo intendiamo creare linee guida, esempi e kit di sviluppo rapidi da implementare per aiutare tutte le Amministrazioni a offrire un’esperienza utente moderna, coerente e semplice per tutti i cittadini. Vogliamo introdurre una logica di sviluppo e miglioramento continuo, perché i prodotti digitali e le interfacce devono essere un corpo vivo, che evolve insieme ai bisogni degli utenti e alle innovazioni digitali. Vogliamo ragionare sul linguaggio, scrivere insieme i principi della nuova comunicazione tra Pubblica Amministrazione, imprese e cittadini.

8. CITTADINANZA IN DIGITALE “Scegli tu come essere contattato dalla PA, anche sullo smartphone” – Un modo diverso da parte della Pubblica Amministrazione di comunicare con noi, notificare atti e ricordarci scadenze. Una casa digitale accessibile dallo smartphone nella quale trovare avvisi anche quando siamo in mobilità, senza la necessità di lunghe e inutili code agli uffici, nella quale poter esprimere le nostre preferenze, aggiornare i nostri punti di contatto. La Pubblica Amministrazione che va dal cittadino e non viceversa. Per farlo, collaboreremo in maniera aperta con le comunità dei designer, dei content e social media strategist, degli architetti dell’informazione, dei produttori di contenuti digitali e degli esperti di user research, cui chiederemo suggerimenti e contributi sui temi in agenda e feedback costanti sulle nostre scelte.

9. UNO PER TUTTI TUTTI PER UNO “Un procedimento amministrativo standard in digitale per esercitare gli stessi diritti” – Siamo tutti cittadini dello stesso Paese eppure a seconda che ci si ritrovi a chiedere un permesso, un’autorizzazione o un nulla osta in questo o quel Comune ci viene chiesto di farlo in migliaia di modi diversi quasi che, anziché di articolazioni locali dello stesso Stato, si trattasse di feudi medievali indipendenti l’uno dall’altro. Finalmente le regole stabiliscono che procedimenti, moduli e formulari che cittadini e imprese devono compilare per interagire con l’amministrazione devono essere standard senza distinzione per Comune o Regione. Dobbiamo però scongiurare il rischio che le regole restino lettera morta, e dare, subito, forma digitale ai nuovi procedimenti standard. Una forma semplice, moderna, aperta e trasparente.

10. DATA & ANALYTICS OPEN DATA Da “questo dato è mio e lo gestisco io” a “questi dati sono aperti e condivisibili” – Niente più silos privati di questa o quella amministrazione, i dati pubblici sono un bene comune e una risorsa preziosa per il Paese che, come un giacimento petrolifero, può essere esplorata e minata per estrarre valore. Vogliamo una nuova interfaccia all’interno della quale singole amministrazioni comunichino e condividano tra loro dati e API in maniera libera e aperta, permettendo la nascita di servizi e data application nuovi e prima impensabili realizzati sui bisogni del cittadino. Ovviamente nel massimo rispetto delle norme di privacy e nella piena sicurezza tecnologica.

11. DAI CODICI AL CODICE “Le regole dell’amministrazione digitale” – Dobbiamo iniziare a scrivere meno leggi e più software [meno codici e più codice] e, soprattutto, bisogna fare in modo che nelle leggi – generali e astratte per definizione – vengano scolpiti solo principi capaci di resistere al tempo e incapaci di imbrigliare innovazione e tecnologie del passato. Le regole, quelle di dettaglio, vanno tradotte in bit, mentre le convenzioni per lo scambio dei dati tra amministrazioni in API, i procedimenti amministrativi nei quali l’attività discrezionale dell’amministrazione è assente o modesta, vanno trasformati in processi machine to machine più efficaci e più democratici.

12. INTERNET GOVERNANCE “Giocare il ruolo che ci spetta nella comunità globale che detta le regole della rete” – Digitale e innovazione sono stati, sono e saranno naturali fattori di trasformazione delle dinamiche sociali, economiche e politiche e stanno radicalmente cambiando il volto del mondo che conoscevamo. Non ha più alcun senso continuare a discutere di leggi, decreti e regolamenti nazionali in relazione a questioni transnazionali che nascono e muoiono (peraltro alla velocità dei bit). In un contesto di questo genere vogliamo restituire al nostro Paese il ruolo che gli spetta nella comunità multistakeholder europea e internazionale che discute e stabilisce le regole della rete.

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Franco Canna
Franco Canna

Fondatore e direttore responsabile di Innovation Post. Grande appassionato di tecnologia, laureato in Economia, collabora dal 2001 con diverse testate B2B nel settore industriale scrivendo di automazione, elettronica, strumentazione, meccanica, ma anche economia e food & beverage, oltre che con organizzatori di eventi, fiere e aziende.

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